di Fabio BELLI

Le pagelle dei calciatori della Lazio relative alla pesante sconfitta all’Allianz Stadium di Torino:

Reina 4.5: Due gol sul suo palo, imperdonabili per quanto pur molto ben piazzati da Rabiot e Morata. Ma il voto basso deve ricordare anche quanto tutti siano stati inflessibili con Strakosha: il portiere è un mestiere ingrato, per tutti.

Marusic 5.5: Neanche malissimo, anche se nel secondo tempo inizia a soffrire Chiesa. L’impressione è che avrebbe fatto molto più comodo a destra.

Pereira (dal 36’st) senza voto: vedi Muriqi.

Hoedt 5: L’arbitro sorvola su un suo scellerato fallo di mano, non è la sua peggior partita ma appare scomposto e in affanno, ormai preda di paure e incertezze.

Acerbi 5: I problemi difensivi della Lazio partono anche dalla sua involuzione: detto delle incursioni in avanti troppo frequenti, anche in chiusura inizia a mostrare la corda, molto confuso nel mezzo tra due ruoli.

Lulic 5.5: Sicuramente non brillante ma la sua grande esperienza porta ordine a destra, non è un caso che Marusic cominci ad annaspare un minuto dopo la sua uscita, quando la sua protezione viene meno.

Patric (dal 10’st) 5: Spaesato nel ruolo di esterno di fascia che ormai non è più suo, per giunta il gol del 2-1 parte da un suo passaggio corto.

Milinkovic-Savic 4.5: Folle l’intervento da rigore su Ramsey che ammazza definitivamente la partita, irritante la continua richiesta di cambio: una delle sue serate peggiori, sembra pagare psicologicamente la nottataccia col Bayern che doveva essere la sua consacrazione internazionale.

Lucas Leiva 6: Da National Geographic la sua sostituzione, nemmeno l’ornitorinco del Quebec mostra comportamenti così difficili da spiegare. Non avrà il 90′ di piena autonomia ma gioca un gran primo tempo, Inzaghi si spaventa quando si fa saltare una volta a inizio ripresa, ma fa malissimo. Uscito lui, a centrocampo ci sono le cascate del Niagara.

Escalante 4.5 (dal 10’st): Folgorante il suo ingresso in campo: si incarta e dà il via alla cavalcata di Chiesa che porta al fatale 2-1. Dev’essere comunque stressante per i calciatori laziali, vedi Genoa e Inter, sapere che perdere palla sulla trequarti avversaria può valere come assist agli avversari, visto che dietro non c’è mai nessuno. Male nei restanti minuti, comunque.

Luis Alberto 5.5: Ottimo l’inizio di gara, fino al passaggio illuminante per la traversa di Milinkovic. Poi deve adeguarsi al crollo generale.

Muriqi (dal 36’st) senza voto: Entrare sempre a frittata fatta stanca, risparmiamo qualsiasi giudizio perché non si può valutare un calciatore a botte di 10′ a partita.

Fares 6: Eccola, l’unica sorpresa in una serata prevedibilmente triste. Inizia con un gran break su Cuadrado, chiude sfiorando il gol, sulla sinistra porta corsa e energia: speriamo che non sia un fuoco di paglia perché sarebbe un recupero molto importante.

Correa 6.5: Un gran gol e soprattutto la capacità di affondare nella difesa juventina: senza il Tucu la Lazio sarebbe nulla in attacco, porta grande qualità e non si arrende fino alla fine, anche se un pizzico di concretezza gli manca nel DNA.

Immobile 5: Nessuno avrebbe immaginato di vedere in crisi proprio lui: ma forse i problemi fisici l’hanno piegato, è in completa involuzione e senza di lui l’attacco della Lazio vive di briciole. Viene servito anche pochissimo, con Luis Alberto che ha perso la capacità, che aveva nella passata stagione, di vederlo anche a occhi chiusi.

Caicedo (dal 36’st) senza voto

L’all. Simone Inzaghi 4: E’ ora di decidere il futuro, suo e di questa Lazio che dovrà ripartire dal Crotone con l’idea di non perdere anche l’Europa League. Due i problemi fondamentali: i cambi che questa volta hanno smontato la squadra come era accaduto anche in altre occasioni (Milan e Bruges e non sono le sole) e una fase difensiva che fa incassare gol sistematicamente dopo aver perso palla al limite dell’area avversaria. In più l’attacco non segna e non controbilancia gli errori della retroguardia: occorre mettere un punto, capire se il suo cammino può continuare e, se sì, dove e cosa cambiare. Un lavoraccio, ma qualcuno dovrà pur farlo.

 

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