Nel giorno dell’anniversario della vittoria del 26 maggio 2013, ospitiamo i racconti di cari amici e colleghi e dei nostri redattori su quella fantastica giornata. Stefano Belli è il più ponderato del nostro gruppo e come sempre preferisce concentrarsi sui particolari piuttosto che sulle conclusioni generali:




#Ilmio26maggio: È ora di buttare la spazzatura

di Stefano BELLI

Sarò sincero: il 26 maggio la partita non l’ho vista, non mi reggeva la pompa. Io che mi agito quando a inizio luglio la Lazio affronta in amichevole la selezione under 14 del Santa Caterina Valfurva, figuriamoci in una finale contro l’ultima avversaria che avremmo voluto incontrare in una finale. Eppure non mi sono perso nulla di quel match, grazie ai rumori provenienti dai palazzi vicini sapevo esattamente cosa stava succedendo all’Olimpico.

Abitando in un quartiere popolare dove c’è un laziale ogni 100 romanisti, era piuttosto facile capire che se si sentiva un boato con ogni probabilità avevano segnato gli altri (oppure Totti era riuscito a coniugare un congiuntivo imperfetto). Quel giorno non ci furono boati, solo un silenzio assordante quando segnò Lulic. Al triplice fischio le campane della chiesa suonarono a lutto, le serrande delle case si abbassarono e le tenebre calarono (anche perché nel frattempo si erano fatte le 21). Quando la sera scesi a buttare l’immondizia (ogni riferimento all’altra sponda del Tevere è puramente casuale) mi trovai di fronte a questo spettacolo.






LASCIA UN COMMENTO

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.