di Claudio CHIARINI 

Maurizio Sarri ha esperienza da vendere, lo dice lui stesso durante la conferenza stampa che anticipa Fiorentina-Lazio: “Scontento? Ho già risposto. Questa è una trappola. Ho 63 anni e non ci casco (e ride)”. Ma a chi lo dice? Ma di quale trappola sta parlando il Comandante? Chi sono quelli che gli hanno teso un’imboscata? E, soprattutto, una persona contenta o soddisfatta non fornisce certo le risposte che leggeremo.

Al centro del campo di battaglia, manco a dirlo, c’è il calciomercato, ovvero l’omesso rinforzamento della rosa della Lazio a sua disposizione.

Alle legittime, doverose, domande rivoltegli, le risposte di Sarri sono tese a chiudere la questione senza ulteriori danni o strascichi. Ma dietro ogni risposta del Comandante è facilmente leggibile un sottotesto. Allora ecco che le risposte svelano in realtà la vera situazione che si è venuta a creare dopo la chiusura del nefasto mercato di riparazione in casa Lazio.

La prima risposta è lapidaria: “Il mercato si è concluso, stop. Inutile parlarne”. Qui è chiarissimo l’intento di mettersi alle spalle un periodo brutto, negativo, deludente, del quale è “inutile parlare” perché non ci sono aspetti positivi da analizzare.

“Qualsiasi discorso si può ritorcere contro la squadra, quindi non c’è più nulla da dire”. Frase questa rafforzativa del concetto precedentemente espresso, perché coinvolge la squadra, consapevole della profonda frizione creatasi tra il tecnico e la società.

“Dobbiamo fare meglio con questi che abbiamo”. Questa frase pesa come un macigno, una pietra tombale su quelle che erano le aspettative del tecnico ad inizio gennaio.

“Secondo me la possibilità di crescita c’è. Io la squadra, in questo momento, la tengo fuori da alibi e storie varie”. Questa frase identifica la ferma intenzione da parte di Sarri di tenere insieme i cocci di uno spogliatoio della cui fragilità è ormai pienamente consapevole, uno spogliatoio che ha disperato bisogno di un capo, di un punto di riferimento che indichi la strada e mantenga il focus su un obiettivo. Questo perché nella Lazio di oggi non esistono veri leader carismatici alla Di Canio (l’ultimo in ordine di tempo che ha avuto la squadra biancazzurra) o alla Ibrahimovic, tanto per fare un paio di esempi emblematici.

“Il mercato è chiuso e noi dobbiamo fare meglio”. Questo spot conclusivo, che sintetizza e sottolinea ulteriormente i concetti già espressi, ha il sentore di un mantra da far entrare in testa ai giocatori, ma anche e soprattutto a sé stesso. Un mantra che tenga a bada la rabbia e la delusione che riaffioreranno, e sarà così, ogni volta che il campo ricorderà al tecnico le pesanti lacune della rosa a sua disposizione.

Ultima chicca, l’ammissione sull’unico acquisto arrivato a gennaio, Jovane Cabral: “Vediamo quello che ci può dare il ragazzo. Lo conoscevo pochissimo, sono sincero…”. Questa verità mette a nudo lo scollamento e l’assenza di comunicazione tra la dirigenza, che, al contrario, ha sempre dichiarato di lavorare in simbiosi con il tecnico, e Sarri, il quale conferma questa triste realtà quando risponde alla domanda sui suoi rapporti con Lotito: “L’ho sentito due-tre giorni fa (colloquio significativo, visto che non si ricorda neppure quando è avvenuto con precisione, nda), ma non ci sono problemi (frase fatta, giusto per non gettare benzina sul fuoco, nda). Il rapporto tra noi è diretto (che significa? che è senza intermediari quindi assai sporadico? nda). Non c’è problema nel rapporto (ripetizione rafforzativa, segno che il fuoco, al contrario, divampa! nda). Quello che ci dobbiamo dire ce lo diciamo (la frase lascia il campo libero ad ogni interpretazione, ma di sicuro non si pronuncia quando un rapporto è idilliaco, nda).

E torniamo alla chiosa della conferenza stampa: “Scontento? Ho già risposto prima. Questa è una trappola”. Una trappola, che alla luce di quanto sopra analizzato, non è posizionata lì dai giornalisti che fanno domande legittime, ma, al contrario, proprio da chi dovrebbe spalleggiare e coadiuvare il tecnico in un rapporto sinergico: Lotito e Tare.

In conclusione il messaggio che Sarri potrebbe aver voluto inviare alla società avrebbe questo significato: questa volta è andata così, la lascio passare e non mi dimetto anche per non tradire i giocatori e salvaguardare la mia immagine professionale. Ma se la prossima estate il mercato non sarà fatto secondo le mie richieste e le mie indicazioni, allora ci saluteremo e amici come prima.

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