di Fabio BELLI

Ho scritto ti amo sulla sabbia… del gatto”, una frase perfetta per iniziare qualcosa di bello e renderlo incompiuto. Come liberarsi di tre avversari e poi spalmare un pallonetto fuori dalla porta e dalla grazia dei tifosi.




Posso fare di meglio“, avrà pensato questo ragazzone dell’Ecuador, come l’avrebbe chiamato l’immortale Franco Bragagna se si fosse dedicato all’atletica leggera, come avranno pensato molti che a un certo punto avranno detto “era meglio se non ti conoscevo“.

E fare la figura dello scemo” può capitare, ma tu cara Lazio, “a giocare sei brava davvero“, e a Torino, con un Ciro in meno e un rigore sparato tra le mani del portiere, sfido io a trovare la forza di rialzarsi in un momento in cui ci si gioca punto a punto l’obiettivo di tutto un anno. “E ho rotto tutto quello che potevo per te” proprio nei momenti in cui sembrava che le cose non dovessero andare, fino alla zuccata di un Milinkovic-Savic che ti fa capire che questa squadra ad essere più forte del suo destino ci sta provando a tutti i costi. E se poi il serbo si inventa giocate come quella con Lucas Leiva, tutto al volo in un secondo, “è chiaro che adesso mi lego” anche se il pallone esce fuori di un centimetro.




E anche chi entra in campo dopo, chi viene chiamato in causa dopo, per poche partite, ha dato un contributo che non riduce a un lampo la sua apparizione, ma a un segnale tangibile di qualcosa che, comunque vada, resterà: lo spirito della Banda Inzaghi, che in due anni ha trasformato un deserto che neanche si poteva chiamare pace, in un blocco unico, cuore e mente:

Dici di si, mentre te ne vai
un po’ di te rimane qui,
anche se non vuoi
Amami o faccio un CAICEDO






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