di Fabio BELLI

Bisognerebbe cambiare, a piccoli passi, la narrazione che i Laziali fanno della Lazio. Una tifoseria che in oltre un secolo di calcio ha saputo resistere a tutto, ma che purtroppo non può permettersi di rilassarsi, di abbandonarsi alla “critica interna”, visto che da fuori continuano a piovere dardi infuocati. Ci dispiace, ma è così.




Chiudersi a testuggine, sempre e comunque a difesa della Lazio. L’ultimo scandalo è passato sotto silenzio e riguarda quella Nazionale che da anni ormai riserva solo bocconi amari e che, soprattutto, è diventata il centro nevralgico dove manifestare tutta l’ostilità che la stampa Nazionale riserva ai colori biancazzurri.

Eppure la disparità di trattamento è stata oscenamente clamorosa: lo si scopre tornando indietro ai giorni più caldi dell’ormai tramontata era Mancini, quando a inizio giugno nel 2022, lamentando problemi fisici, Manuel Lazzari e Mattia Zaccagni furono costretti ad abbandonare il ritiro della Nazionale. Apriti cielo: le principali testate Nazionali indicarono nei due Laziali che avevano “disertato” (peraltro prima di due partite dell'”indispensabile” Nations League”, non certo di qualificazioni agli Europei o ai Mondiali) i traditori della Patria, da epurare al più presto per riacquistare la gloria perduta.

Il Corriere della Sera sotto la firma di Alessandro Bocci scriveva: “Una volta la indossavano (la maglia azzurra, ndr) solo i più bravi, adesso anche quelli che più bravi non lo sono, quasi la snobbano. L’esterno ha messo insieme tre presenze, l’attaccante soltanto una. Per loro la Nations League poteva trasformarsi in un’opportunità. E invece, anziché stringere i denti e lottare permettersi in luce e dare una mano alla squadra in difficoltà, si sono arresi. La Nazionale deve essere un privilegio e non un peso. Servirebbe più rispetto per la maglia. A settembre era stato Sensi ad andarsene, salvo poi tranquillizzare i tifosi dell’Inter sui social un minuto dopo aver chiuso il portone della Nazionale. Stavolta è più grave perché la stagione sta finendo e gli azzurri in questione non devono difendersi dalle pressioni del club. Fossimo nei panni di Mancini non li chiameremmo più”.

Non più tenera fu La Stampa, “Nella nuova Italia per Lazzari, Zaccagni, e quelli come loro, meglio le porte chiuse che quelle girevoli”. Né tantomeno lo fu Luigi Garlando su La Gazzetta dello Sport, addirittura capace di “bullizzare verbalmente” Lazzari e di lanciarsi in un incredibile ribaltamento delle offese reiterate di Zaniolo dal pullman vittorioso della Conference (poi fatte rimangiare con gli interessi nell’ultimo derby) verso Zaccagni. Come se il problema poi per l’ex “cocchetto biondo” (casualmente caduto dalle grazie della stampa dopo aver lasciato Roma) fosse poi essersi preso del “gamberetto”: “Lazzari, se un c.t. le regala una comparsata a Wembley, all’età di 28 anni, dopo una carriera non certo galattica, non sente il dovere di stringere i denti e di restare in gruppo? Zaccagni, stendiamo un velo pietoso sulla triste faida con Zaniolo e sui gamberetti vari, non sentiva l’orgoglio di presentarsi a Cesena, sua città natale, vestito d’azzurro? E il debito con un c.t. che le ha regalato tanto?”. I toni sono velenosissimi, quasi inspiegabili considerando che di calciatori che hanno lasciato il ritorno della Nazionale per infortunio ce ne sono stati a carrettate.

E infatti, con Spalletti che non aveva ancora fatto in tempo a sedersi in panchina, cosa è accaduto nelle ultime partite? Federico Chiesa ha alzato bandiera bianca prima della partita con la Macedonia, Gianluca Mancini e Matteo Politano non hanno partecipato a quella con l’Ucraina, tutti e tre infortunati, tutti e tre in campo e a segno nella successiva giornata di campionato. Ci sono stati gli stessi toni al vetriolo da parte della stampa “Nazionale”? Giudicate voi…

La Gazzetta dello Sport sottolinea: “Spalletti, hai visto Chiesa, Politano e Mancini? Infortunati con l’Italia, in gol con i club (…) Premessa: tutti e tre hanno giustamente approfittato della sosta per tornare in forma, ma il caso ha voluto che sia arrivato un gol da ognuno di loro. Spalletti prende appunti“. Addirittura Sportface rilancia: “Chiesa, Mancini e Politano: infortunati per la Nazionale, subito in gol in campionato. Spalletti ha fatto bene a riconsegnarli ai club e ora li aspetta a ottobre“. “Tre perdite importanti per il nuovo ct, che però con una buona sensibilità dovuta alla ben più che ventennale esperienza in panchina nei club, ha capito che in questa fase ogni acciacco rischia di pesare sulla stagione dei giocatori, e ha ovviamente deciso di riconsegnarli alle rispettive squadre“.

Insomma, prendersi un vantaggio diretto dal disertare la Nazionale merita un elogio, infortunarsi a stagione finita merita l’epurazione da tutte le Nazionali, comprese le eventuali selezioni intergalattiche in caso di invasione aliena. La disparità di trattamento è talmente palese che non ci si premura neanche più di nasconderla. Il consiglio è sempre lo stesso: chiudersi a testuggine, sempre, perché addosso ai Laziali gli attacchi esterni non smetteranno mai di arrivare, sia in maniera sia subdola, sia più palese, permettendosi anche di dare lezioni di moralità. D’altronde, era stato Oscar Wilde a scrivere: “l’atteggiamento morale è semplicemente quello che adottiamo verso chi ci sta antipatico“.






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