di Fabio BELLI

Com’è difficile restare calmi e indifferenti mentre tutti intorno fanno rumore“, diceva il Maestro. In pochi, forse nessuno dopo il secondo posto e la bellissima giornata di Lazio-Cremonese avrebbero pronosticato un’estate del genere, così infuocata e capace di fare uscire di nuovo un malumore sopito ma di cui forse si poteva già intuire qualcosa. Non in pochi si erano espressi contro la festa del 26 maggio, decennale “provinciale” a detta di qualcuno che forse temeva troppo una finale altrui, poi risoltasi nell’ennesimo epocale fallimento.




Ora come ora, con un solo acquisto e la fresca cessione di Milinkovic in archivio, un punto di vista alternativo al “moriremo tutti” può mettere a rischio di linciaggio e allora sarà quel che sarà. Ma quando si parla di Lazio, la freddezza glaciale aiuta spesso, contro ogni evidenza, a guardare con più chiarezza i fatti e soltanto quelli.

I tifosi, va detto, perdono la pazienza perché vengono sottoposti a uno stress eccessivo rispetto a quelli delle altre squadre che vengono sistematicamente sostenuti e tenuti per mano nei momenti no, fino a risoluzione della crisi, che sia di mercato o di risultati, che salti uno Scamacca o che ci sia un Mourinho furioso. Alla Lazio, se errori vengono commessi e fuochi pericolosi si accendono, non manca invece chi continuamente butta benzina a bocca di barile sulle fiamme. Ma la benzina costa tanto, soprattutto di questi tempi e, se poi le cose non vanno come previsto, un prezzo andrebbe finalmente corrisposto.

Non ci riferiamo solo alle famose “griglie” che più di qualche imbarazzo hanno creato dopo il secondo posto. C’è anche una narrazione tossica attorno alla Lazio che andrebbe quantomeno soppesata. Il caso più lampante è quello di Immobile, promesso sposo dell’Arabia esattamente come Paulo Dybala: una trattativa da una parte soffocata e nascosta, sbandierando un rinnovo del contratto certo, sicuro, anzi sicurissimo ma che ancora deve arrivare, esaltata dall’altra, parlando addirittura di un Ciro scortese con tifosi e bambini ad Auronzo. Un’eresia, smentita a suon di sorrisi e autografi, con la sensazione che il bottino fosse troppo ghiotto: se anche il Capitano avesse lasciato Formello, il saccheggio sarebbe stato un sogno da vivere per qualcuno.

Fateci caso, alla permanenza di Immobile confermata con tanto di video social sulla campagna abbonamenti non sono seguiti articoli strappalacrime sui “miliardi arabi rifiutati per amore”, onore spettato a calciatori che avevano avuto approcci da parte dei petrodollari ben più timidi rispetto al Capitano, da Lautaro Martinez financo a Spinazzola. Se non si vuole spiegare il perché, sarebbe bello allora chiarire la narrazione fatta per anni sul DS Igli Tare, la cui rimozione avrebbe dovuto essere la panacea di tutti i mali.

Fate attenzione, non ci riferiamo a quello che può essere il naturale esaurirsi di un mandato lungo ben 15 anni o alla valutazione di acquisti sballati o di plusvalenze provvidenziali prodotte allo stesso modo dall’ex DS. Semplicemente, anche giornalisti come Alfredo Pedullà avevano parlato di una frattura insanabile, i due che parlavano “lingue diverse” e qualcun altro che sommessamente diceva: il mercato si inizia a fare a marzo, Tare o non Tare servirà un Direttore Sportivo, una dirigenza strutturata. Macché, l’importante era rimuovere Tare (da anni accusato di “stecche” fantomatiche ma sospettosamente in fondo alla classifica delle commissioni pagate ai procuratori negli affari chiusi come DS) e tutto si sarebbe risolto.

Salvo poi scoprire che Sarri l'”allenatore-manager alla Ferguson” non vuole farlo neanche per sogno e anzi, dai soliti rumors sembra totalmente irritato dal fatto di non aver trovato gli obiettivi già impacchettati in campo ad Auronzo. Un particolare: la voce di Sarri ancora non si è sentita in questa estate. C’è chi dice che sia un bene, perché se ci sono lamentele i panni sporchi si lavano proverbialmente in famiglia. Ma risulta difficile credere a fiumi di parole di chi ufficialmente non ne ha pronunciata neanche una.

Dunque sono tutti pazzi, è solo colpa della “narrazione“? Assolutamente no, c’è un mercato da fare e una squadra da potenziare al 1 agosto quasi da zero e né dall’allenatore né del presidente sono mai arrivate parole davvero rassicuranti finora*. Anche questo conta, perché gli incendi senza acqua non si spengono. Ma di sicuro più danni fa la benzina che tanti non nascondono nemmeno di divertirsi a buttare. Ha senso scrivere: “Anche se arriveranno i calciatori, la situazione è compromessa?“. Allora come si fa? Ha senso seminare dubbi, incertezze, frasette velenose h24, mettere l’una contro l’altra le figure centrali della società, non paghi del sopra citato scalpo del direttore sportivo?

Soprattutto, la domanda centrale è: a cosa serve tutto questo? Sarebbe giusto dire che neanche affermare sempre che tutto va bene sia la cosa migliore per la Lazio: il punto però è, ma quando mai si è detto che alla Lazio va bene tutto? Quando? E chi l’ha detto? Presentatecelo, perché questo che dice “va tutto bene” non riusciamo a incrociarlo dai tempi dei bidoni di Terni. Meglio restare calmi, davvero.

*Neanche a farlo apposta, in serata è arrivato un comunicato ufficiale della società.






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