di Fabio BELLI

Buon anno laziali! Sarà un 2018 importante, potremmo stare qui a lanciare auguri, baci, proseliti e amore dappertutto, ma sappiamo bene che questo l’avete già ricevuto in quella sigaretta infinita che è la notte del 31: sai che ti distrugge le vie aeree, ma non puoi smettere di inalare.




Torniamo invece a fuoco: cos’è successo in questa settimana delle feste? 23-30 dicembre, un “minitour” tra Serie A e Coppa Italia in cui la Lazio ha vinto due partite, ne ha pareggiata una a San Siro, non ha subito gol (la vera rarità) e si è pure guadagnata un’altra semifinale di Coppa Italia da giocare. Tutto molto bello, poi certo, stai a sentire Spalletti e qualche dubbio ti viene.

Quello che ha detto Inzaghi lo commentate voi e i tifosi a casa. A me interessa che la squadra abbia fatto una buonissima partita, andiamo a contare le occasioni e vediamo le parate, così gli racconto quella su Borja Valero, su Perisic. Ma è una cosa che mi interessa poco.”




Giusto Lucio, due gran belle parate di Strakosha, chi dice niente. Però c’è un problema: le statistiche della Lega Calcio. Andiamo a contare le occasioni, va…

Forse a Luciano servirebbe un ripassino dei derby della scorsa stagione, in cui erano mancati i ho-ho-mpo-ho-rtamenti giusti. Vecchia storia per Inzaghi, che dalla sua è incazzatissimo per il VAR. “Ci mancano 7 punti” e “mi diverto di più quando non c’è”, ha detto il mister che una discreta fetta della comunicazione laziale chiamava “tappetino” (o faceva intendere che lo fosse) quando si era preso la patata bollente del lucidissimo bielsa.




Ma, aspettate un momento: ci stiamo LAMENTANDO? Non ci stiamo facendo calpestare come al solito, perché noi non ci lamentiamo mai, perché noi siamo DIVERSI? Non sia mai! Mister, dia retta, rientri nei ranghi, che poi si sa che quelli che sputano fango sulla Lazio sono gran professionisti, non faccia come quei mister piagnoni, tipo Sarri.. ah no Sarri no, è simpatico, dice le parolacce! Facciamo Mazzarri va!

Che poi un giorno dovranno spiegarci noi DA COSA dovremmo essere diversi. Il termine di paragone con gli altri proprio non esiste. C’è chi ha scritto 100 messaggi di auguri a Florenzi e neanche 1 a De Vrij quando è stato fermo un anno (al limite, si spendeva per dire che fosse “fracico”) e quindi capiamo come funzioni la mente umana a volte, ma a tutto c’è un limite. Non è che se qualcuno ancora parla del gol di Turone, allora io non affermo i miei diritti. Anche perché Inzaghi lo vede quello che sta accadendo, non gli serve la prova tv.

Una cosa è certa, chi dice le parolacce è simpatico, effettivamente. Lo abbiamo scoperto col caso Nainggolan, che ci riguarda poco, sinceramente, se non fosse che è esplicativo di un certo modo di trattare la comunicazione. Noi non siamo ipocriti: bestemmiare non si deve, è questione di educazione, ma siamo convinti che a chi legge, e magari a chi scrive, nell’arco di una vita qualche parola di troppo sia scappata. Ma, a parte che uno non ci fa la diretta su Instagram quando sta ubriaco e tira giù tutti i Santi, che già questo dovrebbe chiudere ogni discussione sulla genialità del caso, ci chiediamo: se invece di commentare distrattamente la cosa, alcuni giornalisti così solerti per altri casi, di fronte a una profanazione pubblica così reiterata avessero alzato il telefono e avessero chiamato qualche esponente della CEI, qualche prete in prima linea, magari anche il loro parroco, come avrebbero commentato la cosa? Sarebbe arrivata fino al Papa, visto che in altri casi si è scomodato il Presidente della Repubblica?




Riflettete, perché determinati errori restano errori e basta, ma in alcuni casi la “miccia” del caso da sbattere in prima pagina viene accesa, in altri resta deliberatamente spenta, si fa passare il tempo e tutti dimenticano. Ma Simone Inzaghi no: lui vi conosce. Tutti. Per questo la Lazio va così bene.



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