di Giorgio BICOCCHI

“Quattro vittorie de fila e otto marcatori diversi… deve esse bello pe’ un allenatore legge sto dato…”. Nel commento di un tifoso, sulle scale della Monte Mario, la sintesi della Lazio di oggi. Che è diventata – a forza di prendere fregature in avvio di stagione, forse – concreta, attenta. In cui tutti danno tutto, anche in un breve minutaggio. “Ma poi Sarri che vo’ imita’ Allegri co’ ste’ vittorie di misura? Io ce metto la firma, eh?”, ci scrive un amico. Ci voleva mestiere e pure un pizzico di fortuna per infrangere il tabù Lecce. Che poi i tre punti siano arrivati con un altro 1 a 0 importa poco: magari ci vincessimo le restanti 18 gare, da qui a maggio…




Primo tempo

– Non sarà scintillante, ma neanche un po’. Il Lecce inizia bello sveglio e compatto. Si intuisce subito che – come da prassi contro i salentini – sarà un pomeriggio complesso;

– La Lazio corre ma male. Non ci sono idee, tantomeno spunti. Sbornia da derby? Più che sbornia le fatiche mentali…;

– “Ma che giocamo in 7?”, sentenzia un tifoso della Monte Mario. E, in effetti, iperboli a parte, mancano i tre davanti e pure il Mago annaspa. Certo non nel pieno della forma…;

– Il Lecce si conferma una bella rogna. Corre, marca a uomo. E, in avanti, tocca sempre stare con gli occhi aperti. Provedel salva in uscita su Kaba. Ed e’ un altro segnale che non si può abbassare la guardia;

– Isaksen, chiederete. Concluderà debolmente una sola volta. Per il resto sbaglierà molti palloni, fallendo proprio l’opzione giusta. Sarri lo lascerà negli spogliatoi al riposo…;

Secondo tempo

– Come spesso recentemente e’ accaduto, la Lazio inizia la ripresa con piglio diverso. Squadra più corta, tenace e volitiva. Due spie della riscossa: un tiro alto di Pedro. E un altro (largo…) di Zaccagni. Ma e’ un’altra Lazio. E questo già conforta…;

– Ed eccolo il vantaggio sul quale costruiremo la quarta vittoria di fila. Il Lecce si addormenta su una nostra rimessa laterale. Rovella – motorino instancabile, il migliore dei nostri per distacco – appoggia a centro area per Luis. Delizioso lo smarcamento per Felipe che centra l’angolo alto della porta;

– Inizia un’altra gara. “Aho, qui tocca’ sta’ in trincea pe’ un’altra mezz’ora abbondante…”: i Laziali ormai conoscono il leit-motiv dell’anno. Segnamo ma mai dilaghiamo, sblocchiamo ma raramente chiudiamo le gare. E così – anche contro il Lecce – soffriremo fino al ‘95;

– In difesa non passa uno spillo. Romagnoli comanda, Gila si accoda. Marusic passa a sinistra. Le sgroppate di Lazzari ci aiutano a conquistare metri sotto la Tevere;

– Il Lecce spinge ma non creerà pericoli perché – con le unghie e con i denti – difenderemo. Non ad oltranza ma quasi…;

– Poco importa che Ciro e Zaccagni salteranno il Napoli, entrambi squalificati. Troppo importanti erano i tre punti con il Lecce. “Ormai chi gioca da’ il fritto: e’ questa la nostra forza”, ci dice un amico con il quale abbiamo diviso l’ennesima sofferenza stagionale. Ora il viaggio a Riad. Simone, attento: la Lazio e’ di nuovo viva…






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