di Arianna MICHETTONI (foto © Antonio FRAIOLI)

Le pagelle biancazzurre della strepitosa vittoria interna della Lazio contro la Juventus, firmata dai gol di Milinkovic-Savic e Zaccagni e da una prestazione corale strepitosa.




Provedel – 6.5: L’imbattibilità è stata violata per sfortuna, non per demerito: resistere ad un triplo tentativo di Rabiot è tra lo stoico e lo storico, come i minuti (più di 600) trascorsi senza subire reti. Una sorpresa non gradita e neppure troppo annunciata – per la mancanza di offensività bianconera, ma dalla dolce consolazione per il meraviglioso risultato ottenuto.

Marusic – Da lui non si passa, e la posizione la tiene con la consapevolezza che non gli è più richiesta capacità di spinta quanto visione di scarico del pallone per far girare il gioco. Perfetto esecutore della velocità di movimento richiesta da Sarri.

Casale – 7.5: Nessuna parola, nessun concetto metaforico, nessuna figura retorica, il linguaggio calcistico è manchevolmente carente nel trovare capacità espressive per descrivere il suo talento difensivo e l’eleganza con cui contrasta gli avversari. Fa sembrare semplice la tenuta della linea, pur avendo di fronte i valori assoluti di Kostic e Vlahovic. L’avvenuto percorso di crescita è coronato dalle visioni di gioco, che ora apre con personalità.

Romagnoli – 7: Si dice “metterla in cascina” e significa, più o meno, metterla al sicuro. Per la Lazio è metterla in Casale – la difesa – per lanciarsi verso il centrocampo, partecipando con fare propositivo a piangere fasi di gioco. Difesa non penalizzata, anzi: dal maggior dialogo tra reparti ne trae generale beneficio la manovra biancazzurra, che si fa più fluida e strutturata di partita in partita. A ciò si aggiunge la consapevolezza di essere, in prima persona, nella difesa tra le migliori d’Europa.

Hysaj – 7: La supremazia laziale si fortifica anche per il lavoro svolto sulle fasce, di cui lui replica bellezza e concretezza. Si precipita quando necessario al centro dell’area di rigore, a supporto di scelte d’ordine da fare con ogni giocata utile. Lui si è ritrovato, non si può dire lo stesso degli avversari – Di Maria si aggiunge alla lista.

Milinkovic – 7.5: Passa tutto tra i suoi piedi, il brutto di una palla sottratta a tiro da gol e il bello di una realizzazione con coreografia di volo d’angelo avversario. Ricettacolo del gioco falloso altrui, fermato oltre il lecito, non fa altro che rialzarsi e correre verso quella condizione che sta pian piano ritrovando tra gol, assist e incursioni in area.

Cataldi – 7: L’efficacia della sua prestazione sta nell’aver completamente neutralizzato le trame di gioco juventine, anticipandole e chiudendole tutte, dando una conclusione ad una squadra che domina l’avversario anche grazie al suo instancabile lavoro di copertura. Copre bene le incursioni di Luis Alberto e Milinkovic; manca un pizzico di emancipazione. (Dal 70’ Vecino – 7: Esperienza e capacità di gestione: l’evidenza del suo ingresso sta nelle palle recuperate, senza temere i falli utili tanto a spezzare il gioco ed interrompere l’offensiva juventina, quanto a far rifiatare una Lazio in debito d’ossigeno per l’enorme qualità della partita disputata. Fondamentale nel dinamismo di reparto.)

Luis Alberto – 7.5: Trascinatore del gruppo, provocatore intelligente ed atteggiamento sopra le righe. Pensiero laterale, visione laterale e capacità di improvvisazione propria solo del genio artistico: il colpo di tacco per Zaccagni è olio su tela, pennellata d’autore, teca di cristallo, prezzo del biglietto. Vale più una sua smorfia delle improbabili giocate bianconere, prive anche di senso regolamentare.

F.Anderson – 7.5: È lui l’uomo della resurrezione: quel tema tanto caro ad Anderson da renderlo modo di vivere, morire per metafora sportiva per poi risorgere – non al terzo giorno, ma alla seconda stagione – nello spirito Sarriano. Felipe come una Pasqua e come la gioia di un giocatore completo, capace di coprire qualsiasi ruolo d’attacco e di affrontare qualsiasi avversario sapendo di essere incontenibile – a Cuadrado, soprattutto, causa una crisi mistica.

Immobile – 7: Di piedi che incespicano e di mancati inserimenti se ne discuterà nel racconto dei quattro infortuni stagionali; la narrazione odierna è una sintesi del tiro al volo al 29’, purtroppo parato. Ha ritrovato il suo posto, lotta per ritrovare le sue posizioni: la squadra, i tifosi, lo scorrere del tempo sono al suo fianco per restituirgli la gloria che merita. (Dal 65’ Pedro – 7.5: La lucidità del campione che, in pieno recupero e nel mezzo del pressing juventino, trova un calcio d’angolo e un recupero in attacco che consegnano la vittoria alla Lazio, il secondo posto alla squadra e, probabilmente, la massima competizione europea per la prossima stagione.)

Zaccagni – 8.5: Non per il gol del vantaggio alla Juve, nemmeno per essere andato in doppia cifra per la prima volta in carriera, neanche per essere l’unico giocatore italiano ad aver – finora – segnato 10 gol in campionato (ad ulteriore giustificazione per la mancata convocazione in nazionale, o forse no): è per la continuità con cui si rende migliore in campo, per la freschezza dei movimenti, per la velocità, per il cinismo sicario che adopera per eliminare i portieri avversari. Ogni “Zaccagnata” ne aumenta valore e potenziale, ma ne esaurisce l’energia – tanto che deve essere sostituito per bisogno. (Dall’84 Basic – SV ma buon rinforzo a centrocampo per contenere l’isteria bianconera alla ricerca del pareggio.)

All. Sarri – 10: Solo la statistica può mettere a tacere voci, discorsi vacui e sproloqui: “per la seconda volta nel dopoguerra, la Lazio vince in casa contro Inter, Milan e Juventus nello stesso campionato: era successo solo nel 1977-78, ma stavolta ha anche vinto entrambi i derby.” Maurizio Sarri, dopo Lazio – Milan, lusingò il parterre giornalistico dell’Olimpico esclamando: “non leggo niente, non ascolto nessuno, non mi importa niente di nessuno”; oggi la sua è una profezia autoavverante, avvalorata da un secondo posto che li allontana tutti e per cui diventa impossibile ascoltare il chiacchiericcio vanaglorioso.






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