di Arianna MICHETTONI

Le più belle trame – di vita, fatta di pezzetti di gioco e di storia – hanno i migliori protagonisti: scritti con empatia e distinti da una caratterizzazione iper-umana, sono tutto ciò che ognuno dovrebbe essere. Fonte d’ispirazione di gesta di un’intensità resa semplice, semplice da raccontare e tramandare, l’altezza di un uomo che diventa l’altezza di un bambino – il bambino scelto a rappresentare la Lazio e la sua gente, che la Lazio è la sua gente.

Ad occhi ancora lucidi e nella densità di un sospiro inizia il primo tempo: la Lazio è bellissima nella sua maglia celebrativa, bellissima nella sua posizione in classifica e, soprattutto, in campionato – nove regali incartati e scintillanti nei festeggiamenti del centoventesimo (nella sua interezza è una scrittura lunga) anniversario.

FITTE TRAME A CENTROCAMPO – Bellissime le premesse, il tifo e la luna che, incuriosita anche lei dagli undici eredi di un romanzo centenario (qualcuno dirà, a ragione, scritto con i piedi), si affaccia sull’ovale dello Stadio Olimpico – orbita ellittica delle aspettative, dei sogni e delle rincorse biancazzurre; non bellissime, proprio non bellissime, le strategie di supremazia a centrocampo – con l’inevitabile insuccesso che una strategia di supremazia territoriale causa e comporta: il freddo è in campo prima e poi tutt’intorno, perché la partita si scalda solo nei minuti finali dei primi 45’ di gioco.
Il Napoli di Gattuso difende bene, chiude gli spazi, è un lettore attento – di chi anticipa le pagine, i periodi, e i colpi di scena (quelli che tanto piacciono all’immaginario collettivo, nel collettivo che è di Inzaghi). E mentre il Napoli impedisce l’attacco Laziale, in un equilibrio di causa-effetto, quasi mai arriva nell’area difesa da Strakosha – che pure neutralizza un tiro di Insigne al 27’.
I minuti scorrono e le parole descrittive si spostano dall’introduzione alla vivacità del centro narrativo: due blasonate della Serie A rivali bella conquista dei tre punti. Allora pare far meglio e volere di più la Lazio, che dal 40’ assalta la fortezza Napoli: il portiere Ospina mal interpreta gli ordini dall’alto ed impedisce la rete di Milinkovic. Nel punto migliore della Lazio si interrompe la narrazione del primo tempo; la creazione e costruzione creativa della seconda frazione resta, tra gli spettatori, un’incognita autoriale.

CHI HA FATTO PALO? – Il primo tempo si conclude con la crescita della Lazio, il secondo tempo, invece – in una perdita di certezze o in una scaramanzia postuma – si apre con la ripetuta offensiva napoletana: la squadra di Gattuso è più volte pericolosa, scoprendosi però alle ripartenze biancazzurre – il più propositivo è Luis Alberto. Fiammate alterne che si concludono con un quasi precipitoso ritorno al centrocampo, allo studio dell’avversario e della sua inventiva.
La più limpida occasione per il vantaggio è però di Zielinski che coglie il palo al 67’ – sulla ribattuta è Strakosha a mantenere lo 0-0.
Inzaghi rilegge la sua formazione inserendo Cataldi per Caicedo: i laziali si affidano alle ripartenze, una scelta d’attesa e ricerca di spazi e di idee.
Spazi e idee però concessi al Napoli: al 75’ ancora Strakosha mostra la sua parata ad Inzaghi, impedendo ad Insigne il vantaggio.

ETTORE STENDE ACHILLE – Una partita è pur sempre, però, la somma di tutti i 90 minuti di gioco precedenti: con il copione già scritto, a volte, e con l’interpretazione perfetta della parte: la Lazio diventa Lazio nei minuti finali – come la storia si spiega nelle ultime pagine. C’è il capocannoniere Ciro Immobile che allontana sé stesso dal suo cognome e dai suoi compagni, si muove e da solo affronta il portiere (un’immagine estemporanea, il duello tra Ettore e Achille): Ciro veni, vidi, segnai. Strappa un gol e strappa le corde vocali dei tifosi, portando la Lazio sull’1 a 0.
Ai biancazzurri viene chiesto di gestire e districare: tutti i pezzi tornano al loro posto. Luis Alberto torna a fare quel che sa: un assist per Ciro immobile purtroppo non capitalizzato; poi la sostituzione per Jony – che sembra Joia, augurio e auspicio.
Il Napoli tenta la reazione per un pareggio forse meritato, tuttavia non conquistato: la Lazio resiste e insiste, così raggiunge e conquista. Insigne e Llorente nulla possono contro quell’1-0 che si legge 10, come le 10 vittorie consecutive della Lazio.

IL TABELLINO

LAZIO-NAPOLI 1-0

Marcatore: 82′ Immobile (L)

LAZIO (3-5-2): Strakosha; Luiz Felipe, Acerbi, Radu; Lazzari, Milinkovic-Savic, Leiva (81′ Berisha), Luis Alberto (90′ Jony), Lulic; Caicedo (64′ Cataldi), Immobile. A disp.: Proto, Guerrieri, Bastos, Patric, Silva, André Anderson, Adekanye. All.: Simone Inzaghi

NAPOLI (4-3-3): Ospina; Hysaj, Manolas, Di Lorenzo, Mario Rui; Allan (83′ Llorente), Fabian Ruiz, Zielinski; Callejon (88′ Elmas), Milik, Insigne (91′ Lozano). A disp.: Karnezis, Daniele, Luperto, Tonelli, Gaetano. All.: Gennaro Gattuso

Arbitro: Orsato (sez. di Schio)

Ass.: Tegoni-Galetto

IV Uomo: Giua

V.A.R.: Pairetto

A.V.A.R.: Schenone

NOTE. Ammoniti: 27′ Lazzari (L), 38′ Manolas (N), 41′ Lulic (L), 85′ Mario Rui (N). Recuperi: 2′ pt; 3′ st.

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