di Fabio BELLI

Se ne sono lette molte, sai che novità. D’altronde la fine del mercato ha spiazzato tutti, la Lazio dopo diverse sessioni che a volte avevano visto sfumare all’ultimo secondo obiettivi e trasferimenti, ha venduto e comprato. E molto. Se l’avrà fatto bene oppure male, sarà il campo a dirlo, come sempre. Ma in molti hanno trasformato come sempre il disorientamento in confusione. A uso e consumo di chi legge, cerchiamo di fare chiarezza su alcuni punti che, inevitabilmente, ruotano tutti attorno al trasferimento di Keita Balde Diao.




Molto spesso si è rimproverato la Lazio di non avere contatti col “giro che conta” del calcio internazionale. Ora che Jorge Mendes sembra diventato uno di casa a Formello, uno dei più potenti procuratori del mondo, forse il più potente in assoluto, le cose sembrano non andar bene lo stesso. Inutile avventurarsi in giri economici e valutazioni di cartellini completamente insensati se non si conoscono le cifre ufficiali. Più semplice ma anche doveroso valutare l’aspetto tecnico di determinate operazioni.




Innanzitutto, la cessione di Keita: 30 milioni + 2 di bonus, queste le cifre circolate dal Monaco. Offerta ben più alta dei 15 milioni che la Juventus proponeva, e che sembrava sicura di poter far bastare per portare a Vinovo il talento senegalese. “Keita era un’opportunità” ha detto Marotta, ma è chiaro che se questa opportunità è sfumata per l’arrivo a gamba tesa di un altro supermanager capace di mettere in discussione l’egemonia della Juve, questo “sgarbo” viene digerito male.




Non è dato sapere se quella della Juventus sia stata una strategia (inelegante, ma legittima) per sfiancare la Lazio e comprare a prezzo di saldo Keita, oppure se davvero covasse l’accordo sotto le ceneri. A far saltare il banco sono stati, provvidenzialmente per i biancazzurri, i soldi piovuti sul piatto del Monaco per il trasferimento dell’enfant prodige Kylian Mbappé al PSG. Soldi in parte reinvestiti su Keita, e un problema così è stato risolto (con reciproca soddisfazione, va detto).




Per sostituire Keita, non è un mistero, la Lazio voleva un giovane. E il direttore sportivo Tare aveva messo gli occhi su diversi profili, tra i quali anche Pedro Neto. Talento in forza al Braga, la cui valutazione si aggirerebbe (il condizionale è d’obbligo, visto che non si conoscono le cifre ufficiali), sui 12 milioni di euro. Per un 2000, una cifra spropositata, tanto che molti parlano di “ringraziamento” dovuto a Mendes, per portare un giovanissimo della sua scuderia a caro prezzo alla Lazio.




In realtà Pedro Neto non vive la sua estate in attesa di una chiamata della Lazio. I giornali inglesi in data 26 giugno (quando in casa biancazzurra si parla solo ed esclusivamente del passaggio di Lucas Biglia al Milan) parlano di come Arsenal e Barcellona si stiano graffiando vicendevolmente il viso per mettere le mani sul talento dell’Under 17 portoghese (sì, gioca anche in Nazionale). 13 milioni di sterline per un 2000, investimenti normali per un top club, meno per la Lazio che ha però anche puntato su un Felipe Anderson meno giovane e più affermato, ma che arrivò alla Lazio fresco ventenne e con una manciata di partite col Santos alle spalle, per poco meno di 10 milioni di euro.




Neto ha esordito con gol in prima squadra nel 4-0 rifilato dal Braga al Nacional de Madeira. Qui si può ascoltare l’audio del gol, a partire dal minuto 1:57. Qualcuno aveva anche ipotizzato che Pedro Neto non avesse mai segnato, forse che neanche esistesse. Le “voci” sull’interessamento di grandi squadre a questo profilo sono documentabili facilmente.




Questo poi non significa che per lui o il compagno di squadra Bruno Jordao, centrocampista 19enne, il futuro sarà per forza roseo: di prospetti fenomenali dall’Under 19 in giù, poi persisi per strada, se ne sono visti a bizzeffe, speriamo che questo non sia il caso, ma il rischio c’è. Da qui però a dire che l’operazione non abbia costrutto tecnico ce ne passa, soprattutto per Neto, anche se per Jordao, se “consigliato” da Mendes, si può essere ottimisti, visto che a volte si dimentica che più i giovani diventano forti, più i loro procuratori guadagnano nel presente, e soprattutto nel futuro.




C’è voglia di scoprire qualcosa di torbido, che farebbe comodo a molti detrattori. Ma noi restiamo ai fatti “tecnici”: detto delle mire di Tare concretizzatesi con l’intermediazione di Mendes, a Inzaghi però manca un tassello. Il 30 agosto l’allenatore è perentorio, vuole un sostituto di Keita da schierare subito, pronto anche per l’Europa League: lavorerà sui giovani, ma la Lazio deve crescere adesso e non fare un passo indietro sicuro rispetto alla scorsa, ottima stagione. E il profilo che fa al caso della Lazio è quello di Nani, che a Valencia non ha trovato l’ambiente ideale per lui.




31 anni ancora da compiere, l’esterno viene bollato come vecchio, improponibile, bollito e soprattutto rotto. Basta leggere in giro, non si tratta di iperboli o esagerazioni. Le statistiche parlano però di 44 presenze tra coppe, campionato e Nazionale nel 2015 con lo Sporting Lisbona, 64 presenze tra coppe e campionato con il Fenerbahce e la Nazionale portoghese nella stagione 2015/16, in cui sarà campione d’Europa con la Nazionale lusitana, e l’anno scorso “solo” 35 presenze tra Valencia e Nazionale, in una stagione effettivamente funestata da qualche infortunio muscolare, ma anche da un ambientamento mai completo, al contrario di quanto era accaduto invece in Turchia.




In pratica, il giocatore “rotto” ha disputato 143 partite ufficiali in tre stagioni. Qualcosa non quadra, direbbero i più accorti: in un calcio italiano in cui non ci si interroga come un giocatore inizialmente non idoneo fisicamente (e speriamo si sia fatto tutto a mestiere perché sulla salute di un essere umano non si scherza) possa diventare improvvisamente il colpo dell’estate (eppure la società che l’ha scartato viene osannata come la più organizzata e seria d’Italia), si tratta di un giudizio decisamente troppo severo.




“O Carrossel Do Mendes” è un turbinio articolato di giocatori che ogni anni il manager portoghese gestisce con la sua società, la Gestifute. Tra questi profili, la qualità sarà la più variegata possibile. “O Carrossel dos invejosos” è invece quello che attorno alla Lazio si attiva sempre quando le cose non vanno come si pensa. Ripetiamo, sarà il campo a dire se e quanto Nani porterà un valore aggiunto alla Lazio, così come i due giovani. E andrà sempre registrata la verità, sia se si tratti di tre grandi colpi, sia di tre flop. O magari due e uno, o uno e due. A volte la verità non è a senso unico, tranne quella di chi vuole imporre la sua.






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