di Arianna MICHETTONI

Le pagelle biancazzurre della vittoria di misura contro il Cagliari: tre punti fondamentali per la classifica ma tanti brividi nel finale.




Provedel – 7: Una manciata di secondi che riscrive una sufficienza – meritata ma che si assegna a chi, pur svolgendo il “compitino”, magnifica il significato di massima resa – in un’eccellenza, per aver salvato il risultato della Lazio su colpo di testa di Pavoletti. Un recupero nel recupero.
Lazzari – 6.5: Corsa fluida e di grande efficacia, finalizzata a scambi proficui con Guendozi, Isaksen e Pedro – soprattutto l’ultimo, lanciato a rete proprio da una giocata del terzino. Poco contenibile se non fallosamente, è componente fondamentale della forza motrice biancazzurra, che dalle sue incursioni trae i movimenti fondamentali di costruzione del gioco. Rischia nel recupero, quando subisce la faticosa follia di una Lazio terrorizzata più da sé stessa che dall’avversario.
Gila – 6: Di quasi difficile valutazione, data la totale inconsistenza dell’attacco sardo per i 90 minuti di gioco. È tuttavia sufficiente la costanza, l’equilibrio che domina quello che lui stesso ha definito “il suo momento”. E di questo momento è protagonista: della buona tenuta difensiva, che conferma le zero reti subite e per cui, però, non rischia nulla fuori dagli schemi.
Patric – 6.5: Affianca Provedel negli unici due tiri insidiosi, entrambi spazzati con colpi di testa che denotano un’ottima capacità di lettura dei tempi degli avversari. Pur tentando dei movimenti in uscita dall’area, fa recuperi veloci e garantisce sempre la copertura e la posizione nella diagonale. L’esaltazione per i disimpegni conclusi con successo è, poi, la caratteristica distintiva che lo inserisce di diritto nella lista dei buoni e memorabili.
Marusic – 6.5: Favorito dalla superiorità numerica, gioca con una leggerezza che finora ha poco spesso agito in campo. Ed è invece un piacere vederlo lottare per tenere il pallone contro l’avversario, tentare di saltare l’uomo e provare a sfilar via in velocità.
Guendouzi – 7: Con quanta grinta consegna alla sua squadra la superiorità numerica, la stessa grinta che dà finalmente guarigione dalla crisi d’identità del centrocampo della Lazio. Ed è proprio la Lazio ad aver bisogno delle doti di Guendozi, più di quanto lui stesso abbia bisogno di una qualsiasi capacità di dribbling o di inserimento. Riesce in ogni caso a trovar e creare spazi, e tanto basta.
Rovella – 6: Oltre ogni merito – o demerito – agonistico, la vera capacità sta nel far suscitare sospiri di sollievo con la stessa intensità del causare improperi. Il motivo? L’avversario da cui a volte prende, a volte dà, e a volte perde: per ogni pallone recuperato, ce n’è uno uguale e contrario restituito sui piedi del cagliaritano di turno. Sul finale della prima frazione pare smarrire i riferimenti, facendo difficoltà a trovare una posizione. Sarri rimedia indicandogli la panchina. (Dal 46’ Cataldi – 5.5: Il suo ingresso non migliora la tenuta del centrocampo, al contrario. L’impressione è che la Lazio abbia ormai trovato la sua misura nel trittico titolare, e che qualunque cambio sia percepito come un innesto forzato e innaturale – che può dare buon frutto, oppure no. Inizia con lui la parabola discendente di una seconda frazione di gioco disputata malissimo, da Cataldi e da tutti.)
Luis Alberto – 6: Sbraccia e biasima i compagni se tardano il passaggio di una frazione di secondo, cercando una velocità che – ad oggi – non appartiene ancora completamente alla Lazio. Lodevole dimostrazione di carisma e voglia di fare, se ciò non impattasse sul modo di gestire palla dopo averla ottenuta: la serve istericamente a chiunque non sia Immobile, o cincischia troppo alla ricerca del fidato compagno. Costretto a chiedere il cambio, l’ombra sul suo volto è l’oscurità che cala sul ridisegnato centrocampo laziale. (Dal 56’ Kamada – 6: La mossa finale di Sarri è spostarlo sull’esterno, rinunciando ad un suo impiego a centrocampo – pur entrando in quel ruolo. Paradossalmente, è il valore aggiunto in difesa quando l’offensiva del Cagliari si fa disperata.)
Isaksen – 7.5: In lui sono riposte le più grandi speranze laziali, che ripaga creando una proiezione di aspettative che solo il tempo potrà confermare. Non deludere, perché nulla della sua prestazione oggi è deludente: la visione di gioco ampissima, la facilità nel mandare in porta Pedro, Guendozi, persino Castellanos. Serve i compagni con quel timore reverenziale che gli impedisce di calciare in porta e riscoprirsi talento purissimo, una consapevolezza che può attendere. (Dall’83’ Vecino – SV: Buon impatto il suo, e che peccato per quel pallone sparato alto…)
Immobile – 6: L’obiettivo è centrare un qualche record di tocco di tacco, ma a lui (e ai suoi 200 gol) si perdona tutto – pure lo sbagliare completamente la misura dell’area, del movimento dei compagni, del chiamare palla quando c’è Isaksen in traiettoria di tiro. (Dal 70’ Castellanos – 5: Chissà non sia solo l’eccessivo impeto a negargli la gioia del gol, ultima tra le ultime possibili spiegazioni ad una sterilità offensiva che non solo perdura, ma diviene nel tempo di difficile cura e sempre più vicina all’essere definitiva. L’assenza del gol, della capacità di finalizzare, annulla quanto di buono comunque produce – oscurandolo completamente. L’aggravante è non aver chiuso una partita che ha sfruttato i suoi errori per sfiorare la tragedia.)
Pedro – 7: Ha una movenza esplosiva nei primi minuti di gioco, che decresce fisiologicamente dopo aver corso ovunque – coprendo l’intera dimensione dell’area del Cagliari. Eternamente voglioso, dialoga con Isaksen raccontandogli dei doveri Maestro – Allievo: gli insegna come far gol da assist perfetto, creandosi l’occasione di tiro dopo aver tecnicamente eliminato gli avversari. (Dal 70’ Felipe Anderson – 6: Beneficiando del riposo, quando gli viene restituita la possibilità di interpretare in modo puro il suo ruolo, senza contaminazioni difensive, torna la brillantezza e la pericolosità. Impeccabile sulle creazioni per Castellanos, da cui avrebbe meritato maggiore gloria.
All. Sarri – 6: Nel mezzo della lettura, questa partita si inserisce in una trama confusa, mal scritta, dal finale incerto. Alla lunga – quando il destino sarà svelato – saranno ricordati solo i tre punti e la classifica migliorata, unico merito di questa serata che termina tra la perplessità generale.






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