di Giorgio BICOCCHI

“Ma non è che gioca’ con l’uomo in più per un’ora c’ha danneggiato invece che favorito?” La Lazio di quest’anno scatena i paradossi più incredibili e il messaggio che ci manda un amico – mentre guadagnamo l’uscita dell’Olimpico, infreddoliti e preoccupati – ne è testimonianza. Andata presto in vantaggio, giocando un’ora con l’uomo in più, la squadra si è spenta, quasi subendo la beffa finale.
Lazio sostanzialmente malaticcia: i vecchi cronisti di “90’ Minuto – davanti ad una gara soffertissima, pur vittoriosa, di una squadra – amavano spesso concludere con un salomonico: “di buono ci sono solo i punti”. Ecco, prendiamoci la vittoria – dopo un mese di letargo – ma giocando così chiaro che il futuro è in salita…




Primo tempo

– Isaksen galoppa sotto la Tevere: bel l’approccio del danese ma pure la squadra sembra sul pezzo;

– Ed eccolo il vantaggio che sembra far presagire una serata di gol a grappoli. Lazzari sprinta e rimette al centro. Pedro – che di gol così ne ha fatti a bizzeffe a Barcellona e Londra – ringrazia e timbra il vantaggio;

– Potremmo pure raddoppiare ma Pedro – dopo lo scambio tra Isaksen e Immobile – cincischia;

– Dopo il rosso, tramite Var, di Makoumbou, la Lazio si spegne. Anzi, cadrà quasi in catalessi… E qui le ipotesi fioccano: pensavamo che in 11 contro 10 la partita era finita e bastava il minimo sforzo? Eravamo stanchi per il post-Celtic? Boh, sta di fatto che la gara si incarta, cala il freddo e non ci si diverte…;

– “Aho, questi hanno fatto due punti fuori casa: ma pure col Cagliari se soffre?”, ci urla un amico della Monte Mario. “Quest’anno e’ cosi, la Lazio non da’ certezze, soffri con tutti…”, gli rispondiamo;

– Cominciamo il solito tran-tran di passaggi. Sterile… Altro che goleada in superiorità…

Secondo tempo

– Entriamo prima in campo, ci schieriamo e aspettiamo i rossoblu’. Sembra un atto di sfida. “Mo’ li sfonnamo”, commenta un tifoso. Beata ingenuità, sarà una ripresa da lacrime e sangue…

– Esce pure Luis Alberto. Ci si aspetta Vecino, invece Sarri schiera Kamada…;

– Tutti siamo convinti che Ranieri aspetti gli ultimi minuti per lanciare l’assalto, preferendo restare al coperto per buona parte della ripresa;

– E così accade. Non raddoppiamo perché El Taty si mangia un paio di gol e perché Isaksen smarrisce la verve;

– A centrocampo teniamo palla. I minuti passano ma i Laziali coi capelli bianchi – memori di tante fregature, pure in superiorità – intuiscono la potenziale beffa, laggiù, sul filo di lana…;

– Così stava per accadere perché una Lazio svagata, distratta e senza tigna rischia due volte nel finale:

– Provedel – mai fino ad allora impegnato – salva su Pavoletti, mandato in campo da Ranieri proprio per colpire o fare da sponda;

– Ma l’aggravante e’ l’erroraccio di Lazzari che spiana la strada a Oristanio che calcia sul fondo;

– Il Dio del calcio, stavolta, ci ha salvato. Arrivano tre punti, senza gloria e con la lingua di fuori. Lazio convalescente, lasciamo perdere, per il momento, orizzonti di gloria. Ce ne è di strada da fare per diventare meno schizofrenici… Ora il Genoa, in Coppa Italia, e poi il treno per il freezer che troveremo a Verona. Nonostante tutto faro’ quel che potrò per la mia Lazio…






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