di Arianna MICHETTONI (foto © Antonio FRAIOLI)

Le pagelle biancazzurre relative alla vittoria della Lazio contro l’Atalanta, con i bergamaschi sconfitti all’Olimpico in campionato per la prima volta dal 2016.




Provedel – 6: Tra i dispiaceri che ha dovuto sopportare, non solo i due gol su cui è totalmente incolpevole: gioca i primi minuti con un sole negli occhi tale da rendere l’intero campo accecante, e difficile vedere l’uno-due che illude sulla ristabilita supremazia laziale. Fa il suo: para, esce, chiama palla e movimenti difensivi.
Marusic – 5.5: Non tiene il veloce ritmo squadra dei primi trenta minuti, ma fa un buon lavoro di contenimento quando la Lazio rallenta. Un bicchiere riempito a metà, perciò contemporaneamente mezzo pieno e/o mezzo vuoto – che finisce per svuotarsi quando sbaglia le restituzioni a Felipe Anderson.
Casale – 5.5: Il rischio di specializzare le doti difensive è perdere, in una gara personalissima contro Musso e contro il destino, l’opportunità di infliggere il colpo di grazia – nella forma di un letale terzo gol. Una marcatura mancata che spalanca la riflessione su ciò che avrebbe potuto essere e significare un dominio biancazzurro. E invece diventa la formula di ritorno dell’Atalanta, che ne fa 2 su 2 di testa e su calcio piazzato.
Romagnoli – 5.5: Imperdonabile, per lui, non aver memoria agonistica sulle marcature difensive e lasciare prima Ederson, poi Kolasinac realizzare una doppia rete fotocopia. Non basta tenere la posizione quando la squadra è in fase di attacco.
Hysaj – 5: Più di ieri, meno di domani: condizione fisica, tenuta di gioco e capacità di lettura delle situazioni. Insomma: la speranza è che le migliori, soprattutto perché, di tanti buoni disimpegni, ne sbaglia uno fondamentale – quello che causa il primo gol.
Guendouzi – 6.5: Imprescindibile nel centrocampo disegnato da Sarri – forse solo tratteggiato, una bozza cui bisogna aggiungere linee e sfumature. Ma è il tocco di colore che riempie di immaginazione gli occhi dei tifosi, lui che spinge la punta del piede fuori dai bordi di una posizione che gli sta stretta e che allunga a tutto campo. Gli manca la conoscenza degli abbinamenti, ma arriverà – se una composizione ha tutti gli elementi, manca solo l’ordine. (Dal 64’ Kamada – 6: La capacità di lettura dei movimenti dei compagni ha solo bisogno di traduzione pratica: sventa un fuorigioco con un giropalla di qualità, porta ordine nella fase concitata della partita.)
Rovella – 7: Fa la migliore prestazione tra i suoi, premio avvalorato da un minutaggio complessivamente basso se proporzionato alla bravura degli interventi e delle giocate proposte. È il peso specifico necessario a colmare le mancanze biancazzurre, la generosità che mancava nelle coperture difensive e la capacità di far dialogare i reparti, ora più vicini. Disputa una partita intensa e, nonostante ciò, si mantiene lucido fino alla sostituzione. (Dal 77’ Cataldi – 6: Entra per ribaltare le sorti di una gara apparentemente segnata. Deve far meglio del suo predecessore, non facile: tiene il livello del centrocampo alto, miglior reparto oggi della Lazio.)
Luis Alberto – 6.5: Gioca metà partita, la metà buona. È ovunque nei trenta minuti veloci, perentori, di assoluto dominio laziale. Poi soffre dalla panchina, tenendosi in piedi e sempre sbilanciato in avanti – come giocasse con il pensiero, pur tenendo fermi i suoi magici piedi – gli stessi che hanno servito di tacco Zaccagni e Felipe Anderson. (Dal 56’ Vecino – 7.5: Veni, vidi, vici – e segnai. MVP, uomo partita, qualsiasi etichetta di magnificenza ben descrive l’ingresso di un giocatore ritrovato, esaltato per condizione sia fisica che mentale. La costanza realizzativa è non solo un premio, ma l’evidenza di uno stato di grazia che trascende la sua persona e si infonde in tutta la squadra. L’esperienza fa il resto.)
F. Anderson – 6.5: Ottima partenza, grandi accelerazioni. Finché ha potuto, ha retto i ritmi alti di gioco dei suoi compagni – ricaricando loro ed autoricaricandosi. Poi il fiato corto e la danza che esibisce, girando su sé stesso e coprendo spazi di campo sempre più stretti, quando è in difficoltosa confusione. Anche lui trae giovamento dalla sua sostituzione. (Dal 77’ Isaksen – 6.5: Il furore agonistico che esibisce nei minuti giocati fa ben sperare per future turnazioni. Salta la difesa bergamasca con una facilità tale da riaccendere gli animi dei compagni e dei tifosi sugli spalti. Non è un caso che il buon momento laziale, sul finale, coincida anche con il suo ingresso.)
Castellanos – 7: La riconoscenza è un raro fiore, il gol di Taty pure: non fa assolutamente rimpiangere l’infortunato Immobile (cui vanno i migliori auguri di pronta guarigione) e sostituisce il diffuso senso di gratitudine con una voglia di mettersi in mostra. È l’oggetto del mistero per gli avversari, che non solo non riescono a contenerlo ma, soprattutto, non riescono a prevederne i movimenti. Dopotutto, ogni super-eroe ha la sua arma segreta.
Zaccagni – 6.5: Trova spazi facili all’inizio, quando gambe e testa girano alla stessa – pericolosa, per gli avversari – velocità. Poi viene fermato alla solita maniera: falli, strattoni, spinte. E l’arbitro fischia poco. Il poco che importa, però: servono anche le sue giocate iniziali per la vittoria finale della partita. (dal 56’ Pedro – 6.5: Il suo spirito è slegato da qualsiasi età anagrafica: aleggia immortale per trascinare la squadra, che incita mostrando esempio di corsa e di inserimenti rapidi. Un fuorigioco gli nega la gioia del gol, ma la su esultanza è solamente rimandata.)
All. Sarri – 6.5: Sublima la partita con un’espulsione diretta, rabbiosa, quasi feroce. Non ne sapremo mai la causa né conosceremo le parole che hanno preceduto il momento; certamente, però, saremmo d’accordo con lui. Così come siamo d’accordo sulla formazione schierata – dalla scelta di Castellanos, preferito all’idea di Felipe Anderson falso 9 – ai cambi che hanno, appunto, cambiato l’esito della partita. Il risveglio delle coscienze, della squadra e delle sorti del campionato passa da e per lui.






LASCIA UN COMMENTO

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.