di Giorgio BICOCCHI (foto © Antonio FRAIOLI)

“Aho”, sapete che ve dico…Avemo recuperato tre punti all’Inter… e’ iniziata la rimonta!” Un tifoso sulla settantina, uno che mai manca all’Olimpico, riflette a voce alta scendendo le scale. Vedete che significa una vittoria pesante? La Lazio esce alla distanza e vince con merito. Notte regale: tre punti, porta che resta immacolata, lampi di Lazio nella ripresa quando la squadra si è sciolta e si è riproposta con successo.




Primo tempo

– Ve lo diciamo prima: praticamente non si tirerà mai in porta. Roba che i portieri sarebbero potuti anche andare ad un ballo di gala senza passare per gli spogliatoi;

– La nostra manovra assume subito i contorni del “vorrei ma non posso”. Classico gioco in orizzontale con pochi sprazzi (ad eccezione di Zaccagni). A sinistra Marusic mai scende e Lazzari si scontra – sotto la Monte Mario – con il quasi omologo Lazaro. Per una crasi che avrebbe mandato in tilt alcuni vecchi cronisti di “Novantesimo Minuto”;

– Il Toro marca rigorosamente a uomo a tutto campo. Si fa male ed esce Buongiorno ma Vanja non corre alcun pericolo. Sergej, da Ryad, starà guardando la sfida? Sicuro…;

– Zapata fa a sbracciate con Romagnoli e Casale. Sanabria si muove ma combina poco. Da quest’altra parte poco Mago con Ciro che corre tanto ma non riceve alcun pallone giocabile;

– Lazio oggettivamente in regresso persino dalla gara con il Monza. “Aho’, ma il ritiro l’ha narcotizzati?”, esclama il solito buontempone della Monte Mario;

– La frazione si chiude con un velleitario tiro (!) di Marusic da fuori area. Partita orrenda che non ha contemplato tiri in porta e tantomeno occasioni. Una sfida piatta come la Pianura Padana. Senza guizzi o colpi di genio;

– Cosa serve per vincere? Una giocata improvvisa. Una invenzione fuori dagli schemi. Un colpo di testa in mischia. Una incursione. Entrerà Kamada? O Pedro per uno spento Felipe (che ormai è un problema vero…)? In tribuna fa ancora caldo pur essendo quasi le 22. “Pensa se faceva pure freddo che serata passavamo…”: goliardia anche in tribuna stampa…;

Secondo tempo

– In queste partite bloccate serve un episodio per accendere la sfida. E lo troviamo noi! Segnamo al termine di una azione tipica dello scorso anno, costruita dalla catena di destra. Felipe imbecca Lazzari, sotto la Tevere. Sull’invito aereo del laterale si avventa Vecino. Che segna nella stessa porta in cui aveva fatto doppietta, lo scorso autunno, contro il Feyenoord;

– Il Toro cambia, rafforza l’attacco. Ma un conto è pensare solo a spezzare le azioni avversarie, un altro proporsi…;

– Sprazzi di vecchia Lazio. Zaccagni replica il gol del derby di marzo. Riceve da Felipe, si invola e fulmina Milinkovic con un graffio dei suoi;

– Ora più Lazio che Toro. Che sbatte contro il nostro muro. Il pubblico si scalda, la squadra si carica. E la partita cambia. Hai voglia se cambia…;

– Entra il Taty e a noi piace da matti. Sfiora il gol su fantastica rovesciata. Si muove quasi in punta di piedi. Ma si vede che possiede classe ed estri. “Voi vede’ che Lotito ha preso un mezzo fenomeno?”, esclama uno accanto a noi. Servono conferme…;

– Intanto Fabbri si conferma arbitro di rara modestia. Tollera un fallo killer su Guendouzi. Poi concede un rigore farlocco al Toro. Col Var che per fortuna cancella il misfatto…;

– Nel frattempo applausi per Rovella, play-maker accorto e preciso nei passaggi;

– Scacciato il tabù-Toro, tre punti al platino in classifica. Ora Milan, Celtic e Atalanta: gare per cuori forti. “Ma se sta squadra s’e’ svejata so’ cavoli pe’ loro…”, sentenzia il tifoso super ottimista…






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