di Giorgio BICOCCHI

Se la voce si è sparsa – se, ovvero, molte nostre rivali hanno accertato le nostre attuali difficoltà ad uscire con la palla al piede dalla trequarti difensiva – anche il Lecce (come già accaduto a Torino e Milan) adotterà questa contromossa. Attaccare in pressing il nostro play-maker, provando a togliergli palla, presentandosi così all’improvviso davanti ai nostri due centrali difensivi.




E allora, mancando ancora Cataldi, vedremo se Sarri proverà – in versione ragionatore – Luis Alberto, facendolo ritrarre venti metri più dietro, oppure darà fiducia a Marcos Antonio, ammaccato fisicamente e uscito psicologicamente a pezzi dal duello di sabato scorso al Meazza contro il più strutturato Bennacer.

Al netto di questa chiave-tattica – che comunque comporterà ordine nella fase di costruzione del gioco – chiaro che la Lazio dovrà approcciare la sfida col Lecce con la stessa determinazione con la quale ha affrontato, nove giorni fa, il Sassuolo. Squadra aggressiva, che spinge sulle fasce, provando percussioni centrali o laterali. Senza mai calare in ritmo, coraggio e tigna agonistica.

Bisognerà entrare in campo pensando essenzialmente a due cose. La prima: il Lecce ci ha battuto negli ultimi due appuntamenti, prima nel luglio 2020, in piena epoca-Covid, quando rimontò il gol di Caicedo. E poi lo scorso gennaio, alla ripresa del Campionato dopo il lungo stop per il Mondiale qatariota.

La seconda: non fidarsi degli spifferi che danno la Juve nuovamente (e pesantemente) penalizzata, con la Lazio già largamente in zona-Champions, veleggiando lontane Roma e Atalanta.

Poi c’è un altro aspetto, mica secondario, da sottolineare: il Lecce è un avversario ostico, certo non baldanzoso come nella prima parte della stagione ma sicuramente fastidioso dalla cintola in su, con le sgroppate di giocatori dal baricentro basso – dunque più complicati da arginare – come Strefezza, Di Francesco e Bamba. E un occhio andrà gettato, sui corner, pure sull’aitante Baschirotto (un anno passato nella vicina Viterbo ma nessuno che lo notasse…) o su Cesay e Colombo.

Una Lazio che sia appena sé stessa, però, sembra in grado di superare di slancio l’ostacolo ponendosi poi – a tre turni dalla fine del torneo – in finestra.

Servirà ritmo essenzialmente. E il fatto di giocare di sera – con 16 gradi previsti – certo non potrà nuocerci, ammesso e non concesso che la squadra viva un momento di flessione fisica. A proposito: riteniamo che sia una tesi errata. Più probabile che il doppio viaggio a Milano in sei giorni abbia generato il doppio stop. Diteci: quante altre squadre italiane, opposte alle milanesi in un così ristretto arco temporale, sarebbero state in grado – giocando anche in infrasettimanale – di racimolare punti?






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