di Giorgio BICOCCHI

L’incognita, per entrambe le squadre, sarà comune: il caldo. Già perché il termometro – domani a Milano – segnerà 27 gradi a metà giornata. Proprio quando Milan e Lazio scenderanno in campo al “Meazza”. E la notizia metereologica porta in dote un’altra considerazione: con le prime, alte temperature la speranza è di una condizione fisica perlomeno accettabile per non sprofondare nella ripresa.




Occorre poi diffidare di un altro concetto che serpeggia (pericolosamente…) nel nostro ambiente. Ovvero quello che il Milan abbia già la testa alla semifinale di andata di Champions contro l’Inter, in programma martedì sera. Primo: il Milan si gioca contro di noi forse l’ultima possibilità per entrare tra le prime quattro, garantendosi la prossima Champions (mica assicurata anche da una eventuale finale della Coppa più remunerativa…). Secondo: il Diavolo deve cancellare l’onta dell’1 a 1 di mercoledì sera contro la quasi retrocessa Cremonese. Terzo: il Milan porta lo scudetto sul petto, è gruppo carico di orgoglio e certo non ha dimenticato il deflagrante 0 a 4 subito dalla Lazio nello scorso gennaio.

Sommando il tutto ecco che le insidie – domani, in un stadio tradizionalmente ostile – non mancheranno. Servirà una Lazio pronta alla battaglia sin dai primi minuti. Lo scorcio, ovvero, in cui il Milan inizierà a spingere e a provare a passare in vantaggio. Inutile credere che Pioli riproponga l’esagerato, schizofrenico turn-over messo in atto (maldestramente…) contro la Cremonese: stavolta giocheranno i migliori, i più forti. Cioè il centrocampo-tipo, quello che prevede Tonali e Bennacer, con la catena di sinistra (quella composta da Theo Hernandez e Leao) pronta ad accendersi.

E, in attacco, non ci sarà certo l’enigmatico Origi ma Giraud, uno che ci fece male – ma male davvero – nella sfida di Coppa Italia dello scorso anno, tanto per capirsi. A Romagnoli, che lo conosce, il compito di limitarlo, soprattutto sulle sponde in acrobazia. La Lazio dovrà aiutarsi, in una gara di sacrificio che dovrà contemplare lo sforzo collettivo di tutti, tridente offensivo compreso, ovviamente.

Le assenze forzate di Cataldi e Vecino sembrano condurre alla conferma di Marcos Antonio come play basso. Ecco, il rischio è che il brasiliano possa essere soffocato dal dinamismo e dalla tigna perenne di Tonali e Bennacer, catalizzatori del centrocampo dei Campioni in carica.

Servirà una Lazio snella ed efficace nei ribaltamenti offensivi, magari mettendo in conto di sganciare Lazzari nella ripresa quando i ritmi, inevitabilmente, si abbasseranno ed è allora pensabile che il Milan inizi ad inquadrare compiutamente la sfida di Champions contro l’Inter.

Un pareggio ci lascerebbe ampiamente soddisfatti, inutile negarlo. Un eventuale blitz – manca dal 2019 quando Correa bucò quasi sul gong Donnarumma – chiuderebbe la questione-Champions, lanciandoci davvero alla conquista della piazza d’onore. Occorrerà però una gara senza sbavature, compatti in quaranta metri, muovendoci a testuggine. Sperando che l’inesperto arbitro Rapuano – pure assistito da due “mostri sacri” come Orsato e Mazzoleni – non subisca il fascino, sempre vivo, del catino di San Siro…






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