di Arianna MICHETTONI (foto © Antonio FRAIOLI)

Le pagelle biancazzurre della vittoria in Europa League della Lazio contro i danesi del Midtjylland.

Provedel 6 – Incolpevole sul primo gol – pasticciaccio di una difesa che invece lui ben dirige – trascorre il restante minutaggio nella tipica posa mano-sui-fianchi che è noia mista a consapevolezza che per lui non si passa. Guardiano.
Hysaj 5.5 – Fermato dai suoi limiti oggettivi, non manca il suo provarci, il tentare di seguire l’azione, pur non sapendo poi cosa farne dei palloni serviti. Manca l’uno-due proposto da Cancellieri ma, più in generale, non manca al campo e al calcio giocato da Sarri.
Gila 5 – L’incoraggiamento scolastico dell’“è intelligente ma non si applica” – che potrebbe tradursi in un “è calcisticamente dotato ma deve migliorare” (un augurio, più che una speranza). La sua personalissima prestazione è quasi disastrosa: è la causa diretta del primo gol; il contesto gruppo difesa aumenta la sua quotazione. (Poco) Rivedibile. (dall’82’ Casale – SV)
Romagnoli 6.5 – È lo scheletro difensivo della Lazio e il principio della sua terminazione nervosa, lui da solo regge e governa l’intero reparto. Copre le mancanze di Gila ed è per questo a volte in ritardo, riesce però a recuperare tempi e fase difensiva.
Marusic 6 – La sua è la fascia (e la zona di campo) che genera il maggior numero di azioni pericolose, lui ben partecipa al potenziale offensivo intuendo anche i giusti cambi di gioco.
Milinkovic-Savic 7.5 – A circa venti minuti dall’inizio della partita, l’evidenza della sua decisività è parsa chiara a tutti. Lui ne ha fatto un punto di forza, guidando carismaticamente la squadra – da vero capitano. I compagni aspettano la sua idea di gioco, lui mostra la strada da percorrere, la Lazio – tutta – lo segue con cieca fiducia. Gli appartengono il gol del pareggio ed ogni palla pericolosa.
Marcos Antonio 5.5 – Spaesato, al pari di chi ha accumulato una manciata di minuti di gioco – del tutto insufficienti ad assimilare movimenti, schemi e abitudini. In duetto con Gila sull’errore madornale, il suo apporto a centrocampo è poco efficace se proporzionato alla corsa e alla foga. Il centrocampo ha ormai un suo equilibrio, e lui sembra non farne parte. (dal 55’ Cataldi 6 – Riporta ordine e dall’ordine scaturisce il vantaggio. La Lazio aumenta il voltaggio quando ritrova i suoi titolari.)
Basic 5.5 – Timidi e lenti tentativi di risveglio dal torpore atletico in cui versa. Si fa spesso trovare in attacco: da un lato si evince un’inconscia spavalderia, dall’altro si intuisce una discreta capacità di lettura delle posizioni in campo. Nel mezzo vi è la virtù, e al solito ci vuole equilibrio – ed una maggiore consapevolezza (soprattutto dei propri mezzi). (dal 55’ Vecino 6 – Pressa il portatore di palla, disturba la fase di costruzione del Midtjylland, è una certezza per tenuta. E quando la Lazio sceglie di cullare la partita col possesso a centrocampo, il pallone passa spesso per i suoi piedi.)
Felipe Anderson 7 – Meno brillante ma anche più chiuso dalla morsa danese, ha comunque i suoi scatti veloci e i suoi prestigi palla al piede. Manca forse l’istinto del gol ma non manca il supporto non solo alla linea d’attacco ma ad ogni compagno di squadra. Fa da raccordo tra centrocampo laziale e area danese.
Cancellieri 6.5 – Il ragazzo si farà non per le spalle strette, ma per la velocità e il controllo corporeo mostrati. Calma e continuità: due concetti chiave per il futuro di un giocatore la cui identità sembra sempre più slegata dall’idea di punta centrale. Minuti giocati, maturità e crescente sicurezza: la formula magica che può garantire un ritorno sull’investimento. (dal 55’ Pedro 7.5 – Entra e realizza il gol del vantaggio: l’importanza fondamentale del campione che traspare ad ogni pallone giocato. Affianca Milinkovic nel ruolo di traino e il fuorigioco gli nega (con qualche dubbio) la meritata gloria della doppietta.)
Zaccagni 7 – Una traversa che grida vendetta, la solita freschezza: il migliore in attacco, il più dotato di visione – aiutato anche dalla spinta propulsiva della sua fascia di appartenenza. (dal 73’ Romero 6 – un voto che ne attesta la promozione, conquistata lottando sul campo. Tra i suoi piedi, se Luka vorrà, c’è il futuro della Lazio).
Maurizio Sarri 7 – Ne cambia 5 ed è all’apparenza un azzardo – affermazione che, al vaglio della sua antitesi, sarebbe immediatamente smentita. Ha capito come valorizzare i suoi, come motivarli, come un’artista che trova l’essenza della sua opera. Ed è così che nascono i capolavori – anche quelli che richiedono anni di lavoro per essere perfezionati.

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