di Giorgio BICOCCHI

Scordiamoci che il Bologna verrà a prenderci nella nostra metà campo, domenica pomeriggio, lasciandoci praterie per involarci. Ci aspetterà sornione, come farà poi il Toro di Juric, uno che – nelle due sfide dello scorso campionato – ha annacquato le nostre idee.




La Lazio – lo hanno dimostrato gli ultimi test estivi – non ha ancora acquisito velocità, mostrando poco ritmo e idee. E allora i rossoblu ci aspetteranno, con la loro linea a 5 a centrocampo, mordendoci sui calzettoni, raddoppiando sforzi e marcature. Magari provando pure a colpire con le incursioni del bravo Cambiaso, a sinistra, gli slanci di Soriano e gli interscambi tra Arnautovic e Barrow, due da tenere d’occhio.

E allora, come avvicinarsi con profitto a Skorupski? Lazzari e la corsia di destra saranno un’arma, sperando però che Felipe non abbia la luna storta come a Valladolid. E poi bisognerebbe giocare su Milinkovic, magari spostandolo più vicino all’area rossoblu’ perché il Bologna, nel corso di quest’estate, ha perso il dinamismo di Hickey e Theate, ovvero due giocatori compatti e coriacei, lasciando il solo “piccolo” Medel a presidiare il cuore della difesa. Sergej potrebbe allora vincere i duelli in acrobazia, concludendo o smistando per chi accorresse.

Se non avessimo acquisito velocità e ritmo nella settimana che precederà la sfida, per battere i rossoblu serviranno iniziative e spunti individuali. Perché poi nelle prime gare della stagione sono questi ingredienti che garantiscono – in assenza di una condizione non ancora al massimo – i tre punti. Un po’ quello che accadde ad Empoli, un anno esatto fa. Vincemmo, sì, ma sfruttando le doti dei nostri giocatori più forti, mica convincendo sul piano della manovra globale, anzi soffrendo molto.

E allora converrà affidarsi ai lampi e alle percussioni di Zaccagni, alle incursioni di Marcos Antonio, magari alle inzuccate di Vecino e Milinkovic. La sensazione – sommando tutti i fattori – è che la gara con il Bologna sarà una sfida sporca, dominata dal caldo e da una condizione ancora approssimativa. Ma, in un modo o nell’altro, dovremo cercare di vincere. Perché con il calendario che ci hanno servito fino a metà settembre – nonostante quattro gare su sei all’Olimpico – solo un successo potrà alimentare fiducia e ottimismo. E guai a non averne nella complessa galassia di umori della nostra città…






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