di Alessandro DE CAROLIS

Arrivato quasi un anno fa, eppure è già nel cuore di tutti i tifosi biancazzurri. Non era facile venire alla Lazio per rimpiazzare un difensore come De Vrij. Perché al di là del comportamento discutibile dell’olandese, sul piano del gioco era stato una grossa perdita per la rosa di Inzaghi. Dopo poche giornate di campionato Acerbi ha saputo immediatamente conquistare l’intero popolo laziale. Nessuna malinconia e nessum paragone, solo tanta ammirazione per un giocatore capace di fare il “tuttocampista”. Grinta, esperienza, forza di volontà, leadership innata e una simpatia a pelle: queste sono le sue qualità. Le partite le ha giocate praticamente tutte, sfiorando il record mostruoso di Javer Zanetti mancato solo a causa di una squalifica. Instancabile e con un rendimento continuo, impressionante per un giocatore capace di macinare km su km in ogni partita. Quest’anno è forse l’unico giocatore non messo sotto accusa dal popolo laziale. Sul banco degli imputati sono finiti “big” come Immobile, Luis Alberto e Milinkovic, ma di certo non Francesco Acerbi. Anche il numero 33 biancazzurro ha commesso alcune sbavature nel corso dell’anno, ma è risultato spesso tra i migliori in campo. Anche nelle partite storte lui è statp sempre l’ultimo a mollare. Nei momenti più difficile delle partite, oltre a difendere, faceva l’attaccante aggiunto togliendosi pure lo sfizio di qualche gol. Non è stato molto fortunato con la VAR (ben due i gol annullati tra Atalanta e Chievo). Un allenatore in campo, ecco cosa lo rende unico. Essere rispettato anche sugli altri campi d’Italia è un lusso solo per i veri campioni. Lo sfottò ricevuto da Bakayoko e Kessie, infatti, non ha indignato solo i laziali ma anche tutti i tifosi delle varie squadre. Sia per il gesto in se totalmente anti-sportivo, ma soprattutto per la persona Acerbi. Dopo aver combattuto la sua battaglia più importante (quella contro il tumore), è riuscito a sfondare in una grande come aveva sempre sperato nei suoi anni a Sassuolo. “Leone” è il suo soprannome, perché guerrieri ci si nasce e non ci si diventa.

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