di Fabio BELLI

La vicenda relativa allo Stadio della Roma non riguarda solo il club giallorosso, e dunque non deve essere vista con distacco e sufficienza dalla sponda laziale.




Sono in molti infatti a pensare che così come sarà instradata la decisione relativa all’impianto di Tor di Valle, di conseguenza ci si comporterà per un’eventuale costruzione di un impianto laziale. Il presidente Lotito, stando a quello che si dice sui principali organi di informazione starebbe aspettando le decisioni delle autorità, sicuro del fatto che non ci potrà essere disparità di trattamento: se la Roma avrà il via libera, non si potranno negare i diritti della Lazio.




Purtroppo il percorso non sembra rettilineo. L’altro club della Capitale sposta interessi e consensi che stanno mettendo sotto pressione anche la ferrea disciplina della giunta Cinque Stelle, capace di passare sopra come un caterpillar anche alla possibilità di realizzare un’Olimpiade. Non che i toni riguardo lo Stadio della Roma, quando erano Marino e il PD a dover deliberare, fossero più distesi: la stessa Virginia Raggi, in un tweet del 18 dicembre del 2014, era abbastanza scettica sulla natura dell’operazione.




Lo scetticismo di Virginia Raggi colpiva anche la proprietà dell’impianto, che secondo l’attuale Sindaca non sarebbe stato del club di Trigoria. Anzi, in un post su Facebook sempre datato 18 dicembre del 2014, liberà dalla schiavitù dei 144 caratteri di Twitter, si lanciava in un lungo elenco relativo alle perplessità sullo stadio di Tor di Valle. E poi un più stringato post in cui il progetto veniva definito “Quartiere Parnasi” e “Stadio Pallotta”.




Salto temporale di due anni: Virginia Raggi nel 2016 è protagonista di un ballottaggio dall’esito quasi annunciato con Roberto Giachetti. Quest’ultimo rappresenta la chance estrema per il PD di portare a termine il progetto nato sotto la guida di Ignazio Marino. Ma la candidata dei Cinque Stelle si lancia in una precisazione perentoria, in cui però l’apertura allo Stadio fa scalpore, dopo quanto scritto e detto nei due anni precedenti. Attenzione: è l’ultima volta in cui si parlerà ufficialmente anche di un possibile stadio della Lazio. Poi il progetto resterà lettera morta, come confermato dall’assessore allo sport Daniele Frongia durante la presentazione in Campidoglio del libro “Lo Scudetto Spezzato”: “La Lazio non ha mai fatto pervenire richieste e progetti all’amministrazione comunale in carica, né relativi alla costruzione di uno stadio di proprietà, né relativi ad un’eventuale riqualificazione dello stadio Flaminio“.
Questo il video pubblicato su Facebook da Virginia Raggi prima del ballottaggio:




Il resto è storia dei giorni nostri: arriviamo al “#famostostadio”, botta e risposta con Francesco Totti che apre a una questione che pareva chiusa in partenza, stando alle dichiarazioni iniziali, pubbliche sui social, sopra riportate.




Del cambio di marcia si sono accorti in molti: dall’assessore Berdini che ci ha rimesso il posto, unico ad aver mantenuto, giusta o sbagliata che sia, una posizione immutabile dall’inizio della vicenda, alla base dei Cinque Stelle perplessa dalla possibilità di quello che è stato definito come un “accordo”. L’ultimo capitolo è stato scritto nel tardo pomeriggio di giovedì, con un post a firma della stessa Virginia Raggi sul sito beppegrillo.it (la domanda: perché il canale di comunicazione del Sindaco di Roma non è il sito ufficiale del comune ma il blog di un privato cittadino?). Una precisazione sul fatto che l’accordo paventato questa mattina su tutti i giornali non è affatto raggiunto, ma una dichiarazione che sa di resa quando Raggi scrive: “Quando si parlava di Olimpiadi tutti con il dito puntato contro la giunta capitolina. Oggi, di fronte alla volontà di trovare un accordo per dare ai romani una struttura sportiva all’altezza del millennio e delle grandi capitali europee, il dito è sempre puntato contro di noi. Insomma, comunque vada, siamo sempre additati.” Come a dire che, al di là dei dettagli, la decisione è già stata presa.




Insomma, una giravolta niente male, ma al momento tutto è possibile. La Lazio resta a guardare, col presidente Lotito che potrebbe entrare in scena non appena venisse dato semaforo verde alla costruzione dell’impianto di Tor di Valle. Difficile capire come un progetto considerato niente più che una mera speculazione dagli stessi protagonisti ora chiamati a governare Roma possa diventare ora “un’opportunità per i romani”, soprattutto alla luce di quanto si è rinunciato a cuor leggero alle Olimpiadi. Al di là dei discorsi campanilistici, gli impianti della Lazio e della Roma sono nell’interesse della crescita dei club e sono progetti che vanno sostenuti da chi ha a cuore le sorti della città. A patto però, almeno a nostro avviso, che si giochi davvero e non solo a parole nel rispetto delle regole, senza bari seduti al tavolo e senza usare due pesi e due misure, con i tifosi romani ma anche con tutti i cittadini della Capitale.

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