di Giorgio BICOCCHI
Bisognerebbe cavalcare l’onda del blitz a Genova e approfittare dei disagi del Toro, 10 gol subiti in 5 gare, tre sconfitte (che poi sarebbero state una in più se Kean – nella sfida con la Fiorentina – non avesse tolto dalla porta un gol sicuro di Comuzzo, roba da puntate in serie della Gialappa’s…). Ma non sarà facile: un po’ perché le partite col Toro assomigliano – da decenni – a imboscate/fregature solenni, un po’ perché la Lazio di quest’anno mai ha dato l’impressione di continuità di rendimento (altrimenti avremmo avuto una classifica diversa con almeno un paio di punti in piu’…).
Da chi guardarsi del Toro? Dal mister, innanzitutto, già (ma perché poi?) sulla graticola per l’avvio più che incerto e dal fatto che conosce a menadito vizi e virtu’ dei biancazzurri, da alcune individualità (il trio Vlasic-Simeone-N’Gonge, ad esempio, colCholito che, spesso e volentieri, ci ha fatto male), dalla consistenza del centrocampo che sfrutta le geometrie (e i calci piazzati) di Aslani e il fisico di Casadei per schermare le azioni rivali e per far ripartire la manovra.
La speranza è che Sarri riconfermi l’assetto tattico offensivo giocoforza schierato a Marassi: un Toro in ambasce dalla cintola in giu’, per via di reti e pericoli costanti incassati, andrebbe affrontato con gli scambi veloci tra il Taty e Dia e le puntate esterne di Zaccagni e Cancellieri.
Il dubbio (ma anche il timore) è sul rendimento dei nostri laterali bassi. Perché l’assenza di Marusic è grave e andrà verificato lo stato di Hysaj e di Tavares, sempre poco concentrato (lo è stato anche nello scampolo di gara disputato a Marassi). Ecco perché a Romagnoli e Gila si chiederà una gara senza macchia, spesso andando a coprire eventuali magagne/omissioni degli altri due compagni di reparto.
E poi c’è il centrocampo dove andrà vagliata la coesistenza tra Cataldi e Belahyane. Insomma, fatti due conti, se dovessimo auspicabilmente battere il Toro, spedendolo definitivamente in crisi, forse pure con un nuovo nocchiero in panchina dopo la prossima sosta, sarà perché il nostro attacco ha preso d’assedio la porta granata, passando per gli estri e i guizzi dei quattro giocatori offensivi.
Ovvio che un successo darebbe un altro peso alla classifica, (ri)spingendoci nella parte sinistra della classifica, a ridosso delle posizioni europee. Soprattutto sarebbe benedetta perché ci farebbe passare quindici giorni sereni (ammesso che il sostantivo “serenità” possa applicarsi a questa stagione della Lazio…).
Per farlo, pero’, servirà una squadra sul pezzo, concentrata e agonisticamente cattiva. E pure un po’ cinica perché il Toro di adesso sembra davvero gruppo fragile e ancora in costruzione: già il fatto che ci siano dubbi se schierare all’Olimpico una difesa a 3 o a quattro sembra davvero un sintomo di disorganizzazione… Approfittiamone!
















