di Arianna MICHETTONI – foto di Antonio FRAIOLI

Mandas 7 – Spende l’intera quota agilità per spostare sul palo l’esultanza di Caputo. Una prontezza di riflessi che sveglia il pubblico, non la sua squadra. Nei suoi guanti ci finiscono non solo i palloni avversari, ma tutte le speranze biancazzurre: la vittoria odierna è quasi tutta sua.

Patric 7.5 – Padre tempo opera in silenzio. E, a compimento della sua azione, urla a squarciagola: nessuno più di Patric merita l’ovazione del popolo laziale. Fa una partita d’impegno esemplare, senza sostanziali errori difensivi.

Romagnoli 5.5 – L’involuzione è costante e, costantemente, i suoi errori generano occasioni pericolose per gli avversari. Grave la perdita di marcatura su Cancellieri, così come l’inutile ammonizione che lo costringerà a saltare l’Inter.

Hysaj 6,5 – Molto più efficace in difesa, soprattutto quando decide di assumerne il ruolo da quinto. Ha i tempi giusti per le chiusure, meno giusti per le avanzate.

Lazzari 6 – Il suo arrivo in area toscana è sempre sincopato, pure perché l’Empoli difende massivamente dietro la linea del pallone. Prova l’intesa con Immobile prima e con Vecino poi, ma gli riesce poco e male – peccato, perché le idee di scarico sono buone.

Guendouzi 5.5 – Perde l’intesa con i compagni, i riferimenti sul campo; perde pure la posizione, muovendosi come una trottola che spera di trarre dalla forza centrifuga l’equilibrio necessario a non fermarsi. Purtroppo, il costante oscillare non produce nulla di buono. (Dal 65’ Vecino 6,5 – Entra e tenta il tiro, dopo aver prepotentemente preso e tenuto palla. Fa ciò che gli riesce meglio: dare peso offensivo, soprattutto ad una squadra incapace di sviluppare ordinatamente un’azione in attacco. Sigilla la vittoria conquistando con i suoi prodigiosi inserimenti l’area avversaria).

Kamada 7 – Il giocatore che non avremmo meritato, ma di cui abbiamo (terribilmente) bisogno: recupera e raffina palloni con una grazia inarrestabile, un tocco che trascende la facilità dandone un nuovo significato. Il contro alla rovescia al 30 maggio – giorno in cui verrà resa nota la decisione sul suo futuro – è il tempo dell’attesa caotica che divide due promessi sposi: riusciranno la Lazio e Kamada a coronare il sogno d’amore? (Dall’87’ Cataldi – SV)

Marusic 5.5 – Non pervenuto. Sul campo si fa notar solo per non aver raccolto una palla servita da Zaccagni, diffondendo disappunto condiviso e generalizzato.

Felipe Anderson 6 – Il gioco dispendioso imposto da Tudor prosciuga la sua capacità di tenere ogni zona del campo. La riserva energetica gli causa meno protagonismo in fase offensiva, dove è comunque uomo solo nella gabbia dell’Empoli. (Dal 65’ Rovella 6 – In campo per bilanciare il rapporto tra centrocampo e attacco e per scoprire geometrie di gioco tudoriane. Essenziale nel coprire le sortite offensive di Vecino, ruvido nei contrasti ma utile nello smarcare il territorio)

Zaccagni 6.5 – Regge l’intero reparto offensivo, ma arriva scarico contro Caprile. C’è tuttavia comprensione: non si può correre e calciare contemporaneamente. (dal 76’ Pedro 6 – La Lazio attinge da lui come fosse la fonte dell’eterna giovinezza calcistica. La sua giocata partecipa al raddoppio di Vecino: un duo da usato sicuro, cui affidarsi per fronteggiare qualsiasi difficoltà)

Immobile 5,5 – Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Cade in area chiedendo il rigore, forse il tocco ricevuto è di metafisica fattezza, come uno sgambetto del destino che lascia cadere la sua stella più luminosa. Fin quando è on campo, però, di palloni giocabili ne vede pochissimi.  (Dal 65’ Castellanos 5 – Applica la proprietà commutativa: cambiando l’ordine degli attaccanti, il risultato non cambia. È precario pure il suo apporto alla dinamica della partita).

All. Tudor 6 – La sua Lazio non è bella da vedere, ma è efficace. Una novità che disabitua il tifoso al bello e drammatico biancazzurro, che riempie di rimpianti gli occhi di una tifoseria che sostiene tutti, nonostante tutto. I tre punti sono l’unica cosa che conta, ma certo senza in trequartista di ruolo manca la rifinitura di quel che ha in testa.

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