Raffaele Sergio, esterno sinistro ex Lazio e Torino negli anni ’90, è intervenuto ai microfoni di Radio Olympia nella trasmissione condotta da Danilo Galdino e Fabio Belli, alla vigilia della sfida tra i granata e i biancazzurri nel recupero di campionato:




“Giocare su tre fronti è molto difficile, la Champions League è un torneo in cui ci sono avversarie molto molto forti e affrontare un impegno ogni tre giorni è complicato. La Lazio quest’anno ha una rosa più competitiva rispetto agli altri anni e questo comporta che probabilmente si poteva fare qualcosa in più. Domenica ho visto il primo tempo della Lazio e devo dire che è stato ottimo, quel gol strano costato il pareggio del Bologna ha cambiato la partita. Se la Lazio fosse arrivata in vantaggio le cose sarebbero state diverse”.

“Credo che la Lazio sia ben coperta nei ruoli d’esterno difensivo, ci sono interpreti di grande spessore, lo stesso Marusic può svolgere bene i compiti su entrambe le fasce, non credo sia questo il reparto in cui bisognerà intervenire con maggiore energia sul mercato”.

“Vedo Torino-Lazio come una partita molto equilibrata, la rosa dei granata è buona e ha trovato anche un equilibrio tattico importante, la Lazio deve stare molto attenta. Juric è un allenatore molto bravo, la Lazio può fare risultato ma deve tenere in considerazione i passi avanti fatti dal Toro negli ultimi due mesi”.

“Negli ultimi trent’anni tatticamente abbiamo cercato tutti di copiare il Barcellona. Io gestisco una scuola calcio e vedo che le Federazioni danno delle linee guida, già a 6-7 anni c’è l’indicazione di non attaccare il primo portatore di palla, togliendo quella che è la filosofia di uno sport di contatto già dalla scuola calcio. Questo ha fatto togliere anche la fantasia. Poi però l’allenatore rimane in panchina o va fuori solo se fa i risultati, una situazione cruda ma che corrisponde alla realtà”.

“La vera sorpresa in questo momento del campionato è il Bologna, ha trovato un equilibrio giusto e ha valorizzato dei calciatori in maniera straordinaria, frutto del lavoro di un grande direttore sportivo che lavora dietro le quinte nel migliore dei modi. L’Atalanta non è più una sorpresa, da anni riesce ad avere continuità di risultati e non è un caso, perché c’è dietro un bagaglio di competenze importanti. La sorpresa è sicuramente il Napoli, non riesce a ritrovare un equilibrio nonostante la squadra sia rimasta quella dello Scudetto”.

“A Napoli probabilmente c’è stata un pochino di arroganza nel gestire lo Scudetto, anche il modo in cui Spalletti e Giuntoli sono andati via fa pensare: nel calcio la cosa più difficile è rimettere i cocci insieme dopo che si sono rotti. A parte Garcia, che forse non conosceva bene, De Laurentiis conosceva bene Mazzarri e mi ha meravigliato che si sia deciso di cambiare l’allenatore prima di una partita così importante come quella in Champions contro il Barcellona. Certe dinamiche però si possono capire solo se le si vive internamente, evidentemente il presidente azzurro ha visto qualcosa che l’ha spinto a cambiare”.






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