di Arianna MICHETTONI

Provedel 6 – Un voto che premia la noia provata per , di tanto in tanto disturbata da azioni sovversive del suo reparto difensivo. Gode oggi del riposo dei giusti, ancor più meritato dopo l’uscita immolante su punizione del Napoli.

Lazzari 6.5 – Fa quel che può con quel che ha: un pallone da far scivolare sulla fascia per spezzare l’orizzontalità della sua squadra. Arriva anche in area avversaria, senza trovar presenza, complicità o sostegno. (Dal 71’ Pellegrini 6 – Ha lo stesso dinamismo del suo predecessore ma il suo ingresso, sommato agli altri – tardivi – cambi sarriani, coincidono con un migliore stato di forma della squadra. Peccato non averlo visto dal primo minuto)

Gila 6.5 – Pur rispuntando una partita avvalorata dal nulla napoletano, Gila completa oggi la scalata gerarchica. E con merito, tanto che, valutando l’intera partita, è il migliore – per efficacia – della difesa.

Romagnoli 6,5 – Meno brillante del compagno di reparto, meno presente ai richiami di Provedel. Rimedia un’ammonizione quasi impossibile, ma se il Napoli non punge è anche merito suo.

Marusic 6 – Poche trame di gioco prodotte, chiuso da un Napoli che ha deciso di far della solidità difensiva la sua arma segreta. E Marusic, da esemplare pacifista, rinuncia a combattere.

Guendouzi 5.5 – Incapace, oggi, di ripetere la sua danza nel caos. Tra errori e spazi chiusi aumenta anzi la sua difficoltà di movimento, che culmina con una corsa a spirale improduttiva. (Dal 77’ Vecino 6 – Porta ordine a centrocampo e consente maggior movimento a Luis Alberto, tutto a favore di un gioco – soprattutto nel finale – che aumenta il rammarico biancazzurro)

Cataldi 6,5 – È necessario, oggi, il suo impegno per giocare una partita sporca, che il centrocampo laziale non ripulisce. Bene in fase di interdizione, nella ripresa sfiora anche il gol (Dall’84’ Rovella SV Con una riflessione che rimbalzerà di opinione in opinione: poteva entrare prima?)

Luis Alberto 6 – Nella bruttezza general-generica riesce a distinguersi per le uniche giocate che aprono gli spazi. Nello stretto ci sta male, ma il pressing napoletano gli lascia poche alternative al tentare una velocità che non possiede. La concretezza richiesta annulla la possibilità di magia. Merita comunque la sufficienza piena.

Isaksen 6 – Finisce male tutto quello che ben comincia. Punge, ma se c’è da sbagliare, lui è lì. Non si intende con Felipe Anderson, meno che mai con Guendouzi. Ha la possibilità di segnare, ma viene sopraffatto dalla generosità e la passa a Castellanos. Di necessità si fa’ virtù, è ancora acerbo, ma può e deve crescere. (Dall’84’ Pedro – SV)

Castellanos 5.5 – Non ha nessuna colpa, se non la richiesta pendente di un ruolo che evidentemente non gli appartiene. Non può essere il finalizzatore di cui la Lazio ha bisogno, non può essere determinante, non può risolvere la partita. Nonostante la platealità di un gol tristemente in fuorigioco, che aiuta la necessità non dello straordinario, ma dell’ordinario – di cui è manchevole.

Felipe Anderson 5,5 – La speranza è che onori la maglia per ogni partita che dovrà disputare. La realtà sta, invece, nella coerenza del suo percorso involutivo che lo porta a non saltar più l’uomo in una spasmodica ricerca dell’anonimato.

All. Sarri 6 – Col senno di poi, inutile nella sostanza ma stimolante nella forma, sbaglia la formazione titolare. Il presente racconta anche di cambi tardivi, soprattutto se risultanti in una Lazio trasformata per intensità e occasioni pericolose. Le assenze, le svogliatezze, tutti parametri di una realtà che, quando sembra sul punto di cambiare, torna a mostrare i suoi errori. Nella speranza che sbagliando si impari, una volta per tutte.

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