di Giorgio BICOCCHI

La canzone di Raffaella Carra’ a tutto volume perché il colpo d’ingegno di Pedro riporta il sorriso. Felicità quando si vince in trasferta, figuriamoci in Europa, quasi sempre tabù’ negli ultimi viaggi oltre confine. Ma c’è da migliorare, eccome… Per adesso prendiamoci la vittoria e una notte da Re.
Da quanto non segnavamo due gol di testa nella stessa partita? Poco importa. Le tre inzuccate di Champions (da Provedel passando per Vecino e Pedro) Intanto ci scaraventano a 4 punti nel girone. Contento pure il contabile di Formello: arrivano 2,8 milioni di euro per lo squillo di Glasgow.
La fortuna stavolta ci ha dato una mano: da rivedere gran parte del nostro secondo tempo, spesso passivi e in balia degli avversari. Ma il calcio da’ e toglie: ricordate come ci aveva battuto due volte il Celtic nel 2019? Con due gol negli ultimissimi istanti. E stavolta abbiamo restituito il maltolto agli scozzesi…




Primo tempo

– Partiamo trotterellando e alla prima verticalizzazione incassata andiamo sotto. E’ una rete di disarmante semplicità: un triangolo – neppure stretto – uno di quelli che i papà lanciano in spiaggia per far correre i figli. Ecco, Romagnoli e’ posizionato malissimo. E pure Provedel avrebbe potuto fare meglio. Insomma, uno sconosciuto giapponese firma l’1 a 0 scozzese;

– Rimaniamo 10 minuti buoni a ruminare sterile calcio di possesso. “Oddio, ricominciamo coi passaggetti”, ci scrive un amico. Si, proprio così…;

– Ciro centra il portiere ma era fuorigioco. Ma e’ uno squillo di vita. Hysaj non scende mai a sinistra. Felipe e’ più mobile di Zaccagni ma sbaglia l’ultimo passaggio. “Come fa sempre Lazzari”, suggerisce il solito amico;

– Poi succede che il pareggio arrivi sugli sviluppi di un angolo. Alleluia, da quanto non succedeva? Un gol in mischia. Due colpi di testa in area del Celtic. Alla fine e’ la “cabeza” di Vecino a far varcare la palla oltre la linea fatale;

– Partita ripresa ma la Lazio sbaglia sempre parecchio. Luis Alberto sventaglia ma manchiamo sempre nell’attimo fuggente;

– Kamada, che fai? Lanciato dal Mago si impappina e fa evaporare una occasione nitida;

– Il Celtic e’ atipica squadra britannica. Nessun cross, tutte azioni con la palla a terra. E Patric, in questa situazione, da’ più affidamento di Romagnoli;

– Sintesi della frazione: diamo l’idea di essere superiori ma pungiamo poco e male. Insomma, il solito, grave difetto palesato dal 20 agosto ad oggi. “Ma se lo ricordano che pe’ vince le partite tocca tira’ in porta?”, sentenzia il solito amico di stadio. Parole sante ma la Lazio di quest’anno produce (magari poco e pure in modo disordinato…) ma non raccoglie…

Secondo tempo

– La ripresa inizia e Felipe si mangia un bel gol. Tergiversa e l’occasione sfuma, maledizione…;

– Da allora trascorreranno venti minuti buoni senza che accada nulla. Deve essere stata frustrante la serata di Ciro: mai servito, ovviamente mai al tiro;

– Il Celtic si porta sotto. Pressa, recupera palla. Noi ci smarriamo in mezzo al campo. Luis Alberto litiga con l’arbitro, viene ammonito e poi Sarri lo toglie;

– Kamada si sposta a sinistra e sembra poter incidere di più;

– Guendouzi si nota più per la zazzera al vento che per spunti. Ma poi Matteo entrerà nella storia di questa gara…;

– Provedel salva su punizione. E noi proviamo invidia per chi – a Glasgow – si alza il bavero del cappotto. Già perché qui ancora svolazzano le zanzare…;

– Sarri cambia mezza Lazio ma si soffre. Vecino perde lucidità, la difesa arranca. Lazzari e’ stremato. Il Celtic si muove sempre palla al piede;

– Ci segna un honduregno ma per fortuna è fuorigioco. Altrimenti mai l’avremmo ripresa, sicuro;

– E nel finale, quando il pari, pur sofferto, sembrava in cassaforte, ecco il piccolo/grande miracolo sportivo. Isaksen si incaponisce su una palla, Guendouzi la scodella e Pedro la imbusta. Stavolta 2 a 1 vinciamo noi. E la mitica Raffa canta a squarciagola “Pedro Pedro Pe…”.






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