di Claudio CHIARINI

“Fa li guadagni de Maria Cazzetta” oppure “Fa l’affari de Maria Cazzetta”. Quante volte i romani usano questa espressione? Di sicuro la stanno utilizzando in questi giorni i tifosi laziali delusi e indispettiti dall’atteggiamento e dalle “saccocce a chiocciola” di Lotito che non chiude la trattativa per l’acquisto di Ricci col Torino, malgrado la differenza tra la sua offerta (20 milioni) e la richiesta di Cairo (25 milioni) non sembrerebbe insormontabile: una chiusura a metà strada (22/23 milioni) sarebbe la soluzione di buon senso che accontenterebbe tutti. Ma la Lazio non l’ha ancora chiusa. Nelle trattative, si sa, il presidente vuole stravincere. Ma così rischia di perdere tutto.




Ecco perché “li guadagni de Maria Cazzetta” … Si tratta di un modo di dire tipicamente romano, di un’espressione rivolta a chi si impegna molto per qualcosa (in questo caso ottenere uno sconto sul prezzo richiesto) senza poi ottenere quanto sperato, oppure a chi fa scelte sbagliate che non lo portano a nulla di buono. Il detto romanesco utilizza questa donna, Maria, frutto della fantasia popolare, e “Cazzetta”, un cognome sarcastico, per indicare una persona che, poco lungimirante, usa la sua scaltrezza per procurarsi un affare e finisce invece col ritrovarsi col classico pugno di mosche in mano.

Adesso che il ritiro di Auronzo di Cadore si è concluso, è giunto il tempo di stilare un primo parziale bilancio che però non può che essere negativo, considerato che il piano di rafforzamento della Lazio non è decollato. Al contrario, con la cessione di Milinkovic-Savic la squadra biancazzurra si è indebolita. È vero che ci sono state anche notizie positive come i nuovi contratti firmati da Luis Alberto e Pedro ai quali si aggiunge il fatto che Immobile non sarà più solo a guidare l’attacco delle Aquile. L’acquisto di Castellanos, infatti, va a colmare un’annosa lacuna in casa laziale, aggravata nelle ultime stagioni dal clamoroso flop dell’acquisto di Muriqi.

Al momento, però, l’11 titolare biancazzurro è inferiore rispetto a quello dello scorso campionato. L’imminente, a meno di ulteriori colpi di scena, arrivo di Sow, utile ma non decisivo, non andrà certo a colmare la voragine lasciata a centrocampo dalla partenza del Sergente. Il desiderio di Sarri sarebbe stato quello di aver almeno un paio di nuovi ingressi da integrare durante il ritiro di Auronzo. Così non è stato e il tecnico toscano deve farsene una ragione. Del resto il calcio mercato, stanti le sue assurde e cervellotiche regole a cui i club devono adeguarsi, sta entrando soltanto ora nel vivo e i momenti decisivi si verificheranno addirittura a campionato già iniziato! Genialità dei cervelloni che governano il mondo pallonaro…

Tornando alla Lazio, l’aspetto che più colpisce, negativamente, delle strategie di mercato è la mancanza di propensione, o forse meglio di volontà, nel prevedere, se non anticipare, mosse, necessità e cambiamenti, verosimilmente preventivabili, nonché l’approssimazione, la sottovalutazione e la leggerezza nel cercare le soluzioni ai problemi che inevitabilmente emergono. La Lazio sul mercato agisce sempre con l’acqua alla gola: non riesce a vendere con profitto gli esuberi, ha delle tempistiche bibliche nel chiudere gli affari e deve affrontare quasi sempre qualche intoppo prima che le compravendite vadano a buon fine.

Queste sono sempre state caratteristiche peculiari dell’operato del regno di Tare e si sparava che con l’addio dell’albanese certe pecche sarebbero stare risolte. Invece no: la Lazio non ha un direttore sportivo, non ha un’area scouting, non ha un Club Manager, non fa programmazione e il mercato, ovviamente, ristagna. Alla fine risulta evidente che in casa Lazio tutto è cambiato affinché nulla cambiasse, come nella miglior tradizione italiota, dalla politica, all’economia, alla burocrazia e via discorrendo.

Malgrado tutto ciò i tifosi biancazzurri, evidentemente “gasati” dall’inatteso secondo posto conquistato lo scorso campionato, stanno per far tagliare al presidente il traguardo record (per lui) delle 30 mila tessere vendute. In questa situazione chi comincia a sentir puzza di bruciato e a storcere il naso è Sarri, il cui entusiasmo per il mondo laziale, più volte genuinamente esternato, rischia ora di affievolirsi per lasciare il posto al desiderio di un rilassante prepensionamento per godersi in TV le sue amate corse ciclistiche. Il rischio di disinnamoramento generale è serio ed è provocato dal modus operandi della Società.

E sarebbe un vero peccato cedere al negativismo e alla depressione proprio adesso che, con gli introiti della Champions uniti a quelli della vendita di Milinkovic e delle cessioni minori (Acerbi ed Escalante), finalmente Lotito ha i mezzi economici per mettere in moto un mercato degno della storia e del blasone della Lazio. Peccato però che, continuando nella strategia alla “Maria Cazzetta”, si rischia di tarpare le ali alla Lazio, al suo allenatore e al suo grande popolo.






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