di Claudio CHIARINI

Purtroppo non ho avuto l’opportunità di frequentare Vincenzo D’Amico, ma ho avuto l’occasione di conoscerlo molti anni fa all’inaugurazione del Lazio Club Gubbio, evento al quale lui era stato invitato come ospite d’onore. Mi è bastato il ricordo di quel fugace momento per comprendere ora la profonda sincerità di tutti gli attestati d’affetto e d’amore tributatigli da coloro che hanno avuto il piacere e il privilegio di frequentarlo ed esserne amici.




Vincenzo per me ha rappresentato e rappresenta, assieme a pochi altri, il più fulgido esempio di Lazialità. In quell’occasione, sapendo che avrei potuto incontrarlo, avevo deciso di regalargli un ciondolo d’argento di mia creazione a forma di testa d’aquila. Quando gli chiesi quale gli piacesse di più tra quelli che avevo portato, quello con l’occhio di smeraldo, segno di salute, oppure quello con il rubino, che rappresenta la passione, o infine quello con lo zaffiro, che presentifica la ricchezza, Vincenzino, accettando il dono, mi ringraziò e mi disse: “sicuramente l’aquila con lo smeraldo, perché ho tanto bisogno di salute…” Fu lì che compresi che non stava attraversando un buon momento. In quell’istante mi trasmise una grande tenerezza, umiltà e umanità e gli volli ancora più bene di quanto già non gliene volessi come mio idolo e rappresentante di un calcio che già all’epoca stava iniziando a morire.

Grazie di tutto Vincenzino.






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