L’edizione romana del Corriere della Sera, nel giorno del decennale del trionfo del 26 maggio, pubblica un’intervista a Senad Lulic, autore del gol che ha scritto la storia nel giorno del derby in finale di Coppa Italia vinto contro la Roma. Questi i ricordi del campione bosniaco in un estratto dell’intervista:




Eravamo a Norcia e non ne capivo il motivo. Per me non aveva senso isolarsi per la finale (…) ero arrivato a Roma da poco, non capivo quanto fosse storica quella partita. E penso sia una fortuna, perché oggi la vivrei con più pressione addosso. Mauri e Ledesma, che stavano alla Lazio da parecchio, erano molto più agitati.“.

Petkovic ci aveva preparato in maniera perfetta. Ognuno di noi sapeva cosa fare. Poi l’azione del gol: eravamo pochi dentro l’area romanista. Quando ho visto l’1-2 fra Candreva e Mauri ho pensato di attaccare il secondo palo, una cosa sulla quale Petkovic martellava molto. Credo di essere stato bravo a non stoppare la palla e non dare tempo agli avversari di reagire“.

Sembrava che non finisse più. Ricordo la parata di Marchetti su Totti, con la palla che va sulla traversa. Mi si è gelato il sangue. Al fischio finale ho sentito un senso di liberazione. Ogni anno che passa mi sembra che quella partita sia sempre più importante. Si festeggia ancora, è una coppa che resterà per sempre, l’ho capito quando ho visto gente che si tatuava il mio volto, l’immagine del gol o la coppa. Per strada si sono fermati e mi hanno baciato il piede. Qualcuno ha chiamato il proprio figlio Senad in mio onore. So che i laziali mi vogliono bene, esattamente come gliene voglio io“.






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