di Giorgio BICOCCHI (foto © Antonio FRAIOLI)

Avete presente quei noiosi cartoni di qualche tv dell’Est Europa in cui, ad un certo punto, all’interno di un bosco ti imbatti in malefiche streghe? Ecco, la gara con il Lecce e’ assomigliata ad una sorta di incubo. Perché tutti – dallo stadio o davanti alla tv – mai avrebbero pensato che il Lecce si sarebbe trasformato nella Lazio, sciorinando una prestazione tutta anima, corsa e sacrificio, meritando ampiamente il pareggio.
Lazio in crisi? I risultati dicono questo. Ecco perché allora questo punto colto quasi in apnea stoppa quantomeno l’emorragia. Ora però servono le vitamine per finire tra le prime quattro al più presto. Magari senza aspettare l’ultimo viaggio al “Castellani” di Empoli…

Primo tempo

– Sarà una frazione complessa, ve lo diciamo subito. In cui saremo sorpresi dal gran pressing – a tutto campo – del Lecce, mica salito all’Olimpico per difendersi ad oltranza;

– Si infiamma subito il duello sotto la Monte Mario tra Lazzari e Bamba. Sprint e calci tanto che entrambi saranno ammoniti da Maresca;

– Lecce manovriero, la Lazio soffre non prevalendo in nessun duello. Zaccagni controllato. Il migliore e’ Lazzari che crea superiorità numerica. Peraltro quasi sempre non sfruttata;

– Sotto la Tevere Hysaj perde il tempo e crea un rigorino. Le gambe di difensore e attaccante si incrociano: sarebbe stato meglio lasciar correre. La fortuna però ci da’ una mano perché Strefezza calcia a lato;

– Il pericolo scampato non ci desta. Trotterelliamo e creiamo poco o nulla. Ecco, se un marziano fosse calato sulla Terra non si sarebbe accorto dei 33 punti di differenza tra le due squadre;

– Ma i grandi giocatori si svegliano all’improvviso. Luis Alberto serve al bacio Ciro che, sotto la Sud, torna al gol in casa. L’ultima volta era stato a settembre…;

– Il gol non crea disagio al Lecce: subito in attacco. “Ma questi non avevano perso in casa contro il Verona, fischiati dal pubblico?”, fa notare un attempato tifoso della Monte Mario. Già…;

– Falcone smorza col piede un tiro incrociato di Milinkovic: peccato, pura sfortuna per noi;

– Si sa come va il pallone. Dal possibile 2 a 0 subiamo invece l’1 a 1. Veloce e ficcante ripartenza pugliese e Oudin – che nel pre-partita aveva parlato a lungo con Basic in virtù della ex comune militanza al Bordeaux – buca Provedel;

– Finisce la frazione: non ce la aspettavamo così sofferta. Lazio presa d’infilata, con tanti interpreti sottotono. In pratica il pallino del gioco lo ha tenuto in mano il Lecce, quint’ultimo… Se non riprendiamo possesso del centrocampo saranno guai. Una considerazione ci viene in soccorso: il Lecce saprà tenere fino alla fine questo ritmo forsennato e dispendioso?

Secondo tempo

– Ricominciamo soffrendo. Diamo le chiavi del centrocampo ai rivali. Che corrono e pressano sempre;

– Ed eccolo il patatrac: solito pressing furioso sul portatore di palla. Luis Alberto la perde e Oudin, ancora lui, ci inchioda sull’1 a 2;

– Da li’ inizia un’altra gara in cui mettiamo cuore ma molto poco ordine;

– Milinkovic va a fare l’attaccante. Pedro e Pellegrini portano velocità. Il Lecce si ritrae ma quanto caos …

– Attacchiamo, si, ma con scarsa lucidita. Non tiriamo mai da fuori, Zaccagni non sfonda;

– Immobile sfortunato: c’è il piede di Falcone;

– Pioggia di cartellini: gara ora ruvida;

– I minuti passano e siamo presi dall’angoscia. Pedro stampa sul palo il tiro del possibile 2 a 2;

– E, al minuto 94, ecco un punto al platino! Milinkovic colpisce di testa risolvendo una mischia confusa;

– Saliamo a quota 65: anche alla fine del terz’ultimo turno saremo comunque in zona-Champions. Ma quanta fatica! L’unica nota lieta a parte il pareggio in extremis? Torneremo in campo tra nove giorni in notturna a Udine… Insomma, non ci sarà la scusa della stanchezza e del caldo…

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