di Giorgio BICOCCHI (foto © Antonio FRAIOLI)

“Canta con noi, Maurizio Sarri”, urlavano sarcasticamente i tifosi della Juve nell’ottobre 2021 quando i bianconeri, su rigore, si imposero all’Olimpico su una Lazio scialba, ancora non in grado di capire i movimenti del nuovo tecnico.




Ecco, un anno e mezzo dopo Sarri ha consumato la sua vendetta sportiva. E la sua, ad oggi, al netto del secondo posto che pure inorgoglisce un intero ambiente, e’ una sorta di meraviglia sportiva. Perché sotto la sua guida sono rinati giocatori che sembravano di complemento, come Felipe, Cataldi e Patric. Perché ha suggerito in estate nomi di difensori che hanno reso praticamente impermeabile la nostra retroguardia. Perché adesso Zaccagni segna anche bendato. Perché, dopo essersi scontrato con Luis Alberto, ne ha capito l’importanza strategica, coccolandoselo e stimolandolo di continuo. Perché non si vincono, nell’arco di una stessa annata, due derbies segnando 4 gol al Milan e alla Fiorentina, 3 all’Inter. Non si sbanca Napoli se non si guida una squadra che in campo sa cosa fare.

E allora viva Sarri! Con l’auspicio, la prossima estate, di dargli completamente le chiavi del mercato, indicando nomi e poi portarli a Formello. L’uomo ormai parla di Lazialita’ come se fosse un emulo di Vaccaro e Sclavi. E il tecnico – dopo la prima, complicata stagione, ricca di chiaroscuri seppure con un quinto posto finale – e’ emerso alla distanza. Com’era giusto che fosse vedendo il pedigree. Le sirene abbondano, vedrete, e diventeranno sempre di più nelle prossime settimane perché il gran lavoro di Maurizio ha varcato le Alpi. Ma per adesso Sarri e’ la Lazio. Perché l’ha costruita a sua somiglianza. Rendendola la seconda, spumeggiante forza del campionato. Con la forza del gioco, delle individualità e dei record. Hai detto poco…






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