di Giorgio BICOCCHI
Qualcuno obietterà: ma date sempre a Pedro la palma del protagonista? Risposta nostra: ma come fai a non dargliela, soprattutto dopo un’altra gara di sgommate, estri e intuizioni come quella confezionata contro il Monza?
Già, Pedrito… Arma in più già nel primo tempo – insieme a Felipe, beninteso – quando, sotto la Monte Mario, ha messo insieme spunti e genialità. Prima offrendo un assist a Vecino, poi chiamando Di Gregorio alla presa bassa, poi scambiandosi con Anderson con il quale ormai si trova ad occhi chiusi.
E poi, nella ripresa – quando Il Monza è calato e noi abbiamo alzato il baricentro avendo azzeccato i cambi – ecco la prodezza che ha sbloccato l’incontro. Già perché la zampata da rapace di Luka Romero è da consegnare agli annali ma la rasoiata di Pedro, su cross basso di Basic, è stata un’altra perla del repertorio dello spagnolo. Che ha avuto il merito di tenere bassa la palla, imprimendogli potenza, inducendo alla respinta corta il numero uno del Monza, fregato forse anche dalla palla viscida per la classica umidità novembrina dell’Olimpico.
Che altre grande partita ha confezionato Pedro! Decisivo nel derby per via di quel pressing riuscito ai danni di Ibanez (di cui evidentemente aveva già intuito, giocandoci insieme, lacune e/o possibili omissioni…), decisivo contro il Monza. Perché senza quel suo colpo da biliardo – improvviso e forse imprevedibile – la gara si sarebbe forse definitivamente incanalata sul nulla di fatto, facendoci nuovamente rinviare l’appuntamento con la vittoria casalinga.
Fosse arrivato alla Lazio con un paio di anni di anticipo, Pedrito… Già, il rammarico è questo, lo stesso che abbiamo avuto per Leiva dopo il suo decennio vissuto ad Anfield. Per serietà, classe, temperamento, eleganza fuori e dentro il campo Pedro è davvero il numero 1. E sarebbe bello se la Lazio, alla fine della sua carriera, studiasse un modo per tenerlo – in altre vesti – dentro Formello. Perché uno cosi, anche in giacca e cravatta, sarebbe capace di darti punti preziosi…
