“Dalla scuola allo stadio, il modo giusto per sostenere lo sport”. L’iniziativa promossa dal club biancoceleste è tornata tra i banchi di scuola.




Quest’oggi tre esponenti della S.S. Lazio, accompagnati dal Team Manager biancoceleste Maurizio Manzini, dall’Aquila Olympia e dal falconiere Juan Bernabè, hanno fatto visita all’Istituto Comprensivo “Via del Calice”, via Alessandro della Seta 8, Roma. Con gli studenti, i calciatori biancocelesti hanno affrontato svariati temi, focalizzando la discussione sulla promozione della formazione della cultura sportiva, sulla diffusione dei principi legati ad una crescita psico-fisica sana, leale e non violenta, che educhi gli adulti del domani a comportamenti rispettosi dell’avversario e delle istituzioni.




Proprio il Team Manager Maurizio Manzini ha introdotto l’iniziativa rispondendo, inoltre, ad alcune curiosità degli studenti: “Volevo ringraziarvi per l’invito, da questi incontri assorbiamo tutto il vostro entusiasmo e la vostra semplicità. Queste qualità arricchiscono l’uomo e l’atleta. Quando conquisteremo qualche tipo di traguardo e qualche successo, in quest’ultimi ci sarete anche voi senza ombra di dubbio. Un allenatore vuole vincere e sceglie sempre le risorse migliori della sua rosa. Non ho mai incontrato un allenatore che abbia messo in campo calciatori meno bravi o meno preparati di alytri a sua disposizione in una gara ufficiale”.

Tante le domande dei bambini al falconiere Juan Bernabè, curiosi di conoscere tutti i segreti del simbolo della Lazio, Olympia.




“Ringrazio la scuola che ci ha ospitati quest’oggi, è la più bella che abbiamo visitato finora. Nella vita è molto importante avere almeno una passione: è quella componente che rende più facile la nostra vita. La relazione che ho con Olympia è come quella che si ha con una famiglia. L’Aquila ha un carattere molto forte e la sua vita è molto tranquilla: il Centro Sportivo di Formello, in questo senso, è l’ideale per Olympia. Per svolgere il volo durante la partita è molto importante l’allenamento ed in questo rientra anche il discorso riguardante la socializzazione dell’animale”.

Felipe Anderson ha risposto quest’oggi alle domande degli alunni presenti all’Istituto Comprensivo “Via del Calice”, Via Alessandro della Seta 8.




“Sin da quando sono piccolo conosco l’importanza di un derby. I tifosi biancocelesti mi hanno sempre scritto di questa partita, anche due anni prima di venire alla Lazio, quando ebbi l’opportunità d’iniziare a vestire la maglia biancoceleste, i tifosi già mi scrivevano parlandomi della stracittadina. Ho vinto l’ultimo derby e sono contento di averlo fatto, è una partita unica.

A 15 o 16 anni non è semplice stare lontano da casa e rinunciare ai divertimenti per diventare calciatore. Prima delle partite prego e sento musica ma non per scaramanzia, è pura abitudine.

In campo è difficile restare concentrati: ci sono sfide più semplici e altre più complicate ma la testa deve sempre essere al 100% dentro la sfida.

Ognuno è libero di esultare come vuole ma sempre nel rispetto degli avversari, dei tifosi e di chi guarda da casa. Le voci da fuori vanno messe da parte, quando si è in campo si deve restare solo concentrati sulla partita e sulla squadra.

Difficile seguire una dieta tutti i giorni, ma due o tre giorni prima della gara è importante nutrirsi bene: solitamente mangiamo risotto o pasta prima della partita, poi salmone o pollo ma nessun dolce.

Quando si è piccoli, l’allenatore vede se sei veloce o se sai fare gol o sai difendere. A 14 anni, quando giocavo nel Santos mi avevano detto che ero bravo a centrocampo e mi hanno posizionato lì.

Da quando sono piccolo tutti mi dicevano che ero bravo e quindi ho sempre voluto fare questo lavoro. Ho studiato ma non avrei mai pensato di non fare il calciatore”. 

A margine dell’evento, il centrocampista biancoceleste è intervenuto ai microfoni di Lazio Style Channel, 233 di Sky. 




“Quando siamo tra i bambini è molto bello: sono sinceri e vedere questo entusiasmo intorno a noi è motivo di grande felicità. Quando ero piccolo volevo incontrare anche io i calciatori, ma non ci sono mai riuscito. Sono felice che loro abbiamo questa possibilità.

Io avrei fatto il calciatore, è una passione che coltivo sin da quando ero piccolo e ho fatto di tutto per realizzare questo sogno. Il calcio è sempre stato un lavoro per me, anche a tredici anni quando i miei amici giocavano per divertirsi. E’ importante che questi ragazzi conoscano i nostri valori: tutti pensano sia facile essere un calciatore, ma in realtà per svolgere ogni lavoro servono personalità e sacrifici.

Siamo in pochi ad allenarci durante questa settimana, ma dobbiamo dare tutto in campo perché gli altri compagni stanno lavorando con le rispettive Nazionali e, in vista delle prossime partite importanti che ci aspettano, dobbiamo lavorare al massimo per farci trovare pronti”.  

Quest’oggi Luis Alberto ha risposto agli alunni presenti all’Istituto Comprensivo “Via del Calice” di Via  Alessandro della Seta 8, Roma.




Prima di iniziare a giocare non ho alcun rito scaramantico, penso solo alla partita. Poi, quando sono in procinto di solcare il campo, mi faccio un segno della croce e scendo sul terreno di gioco. Se non avessi fatto il calciatore penso che avrei concentrato la mia vita su un altro sport. Ho molti amici di colore, il razzismo non dovrebbe esistere nella vita di alcun uomo”.

Luca Crecco ha risposto quest’oggi alle domande degli alunni presenti all’Istituto Comprensivo “Via del Calice”, Via Alessandro della Seta 8, Roma.




“Per fare il calciatore serve tanta passione, bisogna compiere tanti sacrifici per raggiungere l’obiettivo che ci si è preposti. Prima di ogni gara eseguo una particolare respirazione che mi rilassa e mi concentra; mi è stata insegnata anni fa un mio vechio allenatore. Ho tanti amici nel calcio ma quando inizia la partita si pensa solo a dare il massimo. Giocare nella Prima Squadra della Capitale è un onore, io sono tifoso della Lazio sin da piccolo e provengo da una famiglia è tutta biancoceleste. È per me è una cosa in più, non l’avrei mai immaginata ed è belssisimo. Ho studiato agraria, se non avessi fatto il calciatore avrei svolto un lavoro a contatto con la natura”.

Successivamente il centrocampista biancoceleste è intervenuto ai microfoni di Lazio Style Channel, 233 di Sky.




“Fa sempre piacere tornare tra i banchi di scuola e ricevere un’accoglienza simile: feci quest’esperienza anche quattro anni fa. La domanda sul percorso che mi ha portato a diventare un calciatore mi è piaciuta molto: ho detto ai ragazzi di inseguire i propri sogni e le proprie passioni.

I miei compagni di squadra li conoscevo già: ho un rapporto migliore con i più giovani, ma anche con i più esperti mi trovo decisamente bene. Quando sono tornato mi sono sentito di nuovo con la Primavera biancoceleste, ogni volta che varco il centro Sportivo di Formello provo un’emozione incredibile”. 

(fonte: sslazio.it)




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