Pubblicato su “Il Nuovo Corriere Laziale” del 18 aprile 2016 

di Gian Luca Mignogna

Forse non tutti ne sono a conoscenza, ma il derbyssimo del 26 maggio 2013 vanta un nobile, antico ed illustre predecessore. Il 9 maggio 1915, infatti, la Lazio ed il c.d. Roman (così aggettivato dai fondatori inglesi: in realtà F.C. Roma, colori sociali giallorossi e tifosi denominati romanisti) si presentarono alla stracittadina di ritorno, penultima giornata, appaiate in testa al Girone Finale dell’Italia Centrale del Campionato di Prima Categoria 1914/15. Anche in quell’occasione prevalsero i biancazzurri, che s’imposero sugli acerrimi rivali con uno storico e perentorio 5 a 1. Eloquente il titolo de “L’Italia Sportiva” del 10 maggio 1915: “Gli Azzurri vincono una decisiva battaglia sui giallo-rossi del Roman. La Lazio ha ormai guadagnato il titolo. Lazio batte Roman 5-1”. Come di consueto per quegli anni, le due squadre si schierarono a specchio con un ultraoffensivo 2-3-5, in cui gli esterni facevano l’elastico sulla rispettiva fascia di competenza. Formazione Lazio: Serventi; Maranghi, Levi; Zucchi, Faccani, Grasselli; Cella, Saraceni, Consiglio, Fioranti, Raffo. Formazione Roman: Talamone; Cosimi, Grassi; De Lellis, Buratti, Bechis; Marchesi, De Giuli, Meille, Rovida, Donati. In perfetto stile linguistico d’epoca il commento, obbiettivo, dell’ignoto giornalista del suddetto quotidiano: “La Lazio ha nella presente stagione traversato un periodo burrascosissimo, e per poco la navicella della sua sorte non naufragava disperatamente. Valse però a salvarla in tempo il buon animo e la fede dei suoi uomini, di quella vecchia guardia che strettasi nel momento del maggior pericolo, in un concorde fascio di esperte e provate energie, riusciva ad aver ragione di avversità di eventi e d’avversari”. Si faccia una domanda e si dia una risposta. Detto e fatto, l’estensore dell’articolo si chiede: “A che attribuire la grave sconfitta che ieri il Roman si vedeva inflitta per opera dell’avversaria…?”. Inoppugnabile l’arcano segreto svelato due righe più sotto: “Puramente e semplicemente alla superiorità di questa, netta ed evidente. Più rapidità, sveltezza e coraggio; miglior tattica e soprattutto maggior coesione e buona volontà in tutti i componenti l’undici della Lazio facevano sì che il sopravvento ad altri non dovesse spettare”. Implacabile la sequenza dei gol così narrata da L’Idea Nazionale dell’11 maggio 1915: “La partita si è iniziata alle 16. La Lazio ha la palla e mostra subito di essere superiore. Essa riesce infatti a segnare per merito di Consiglio. Donati pareggia poco dopo con un bel traversone, ma Consiglio dopo un minuto si incarica di portare a due il vantaggio dei bianco-celesti. In un assalto del Roman Meille sbaglia da pochi metri un facile goal, mentre i laziali segnano ancora per merito di Saraceni. Il primo tempo finisce così con 3 goals della Lazio contro 1 del Roman. Nel secondo tempo Zucchi segna il quarto goal, seguito a breve distanza da Maranghi che segna il quinto su penalty”. La clamorosa “manita” fece malissimo ai romanisti, che in un sol colpo persero derby, titolo centro-meridionale e finalissima nazionale (Cfr.: la Figc annullò Internazionale Napoli v/ Naples, sicché la Lazio fu automaticamente campione dell’Italia Centro-Meridionale). Ne furono buone testimoni le cronache del tempo secondo, secondo cui “sebbene il gioco languisca, la superiorità degli azzurri continuerà ininterrotta” fino alla fine, ma quella stracittadina si concluse in un “parapiglia diabolico” con tanto di scazzottata finale che, incredibile a dirsi, costrinse i presenti ad “assistere all’indecente spettacolo di numerose coppie di giuocatori che si accapigliano ferocemente, mentre il pubblico, invaso il campo, cerca di dividerli”. Altri tempi. Ma probabilmente le cose non potevano che andare così, altrimenti oggi sarebbero stati altri a reclamare l’assegnazione ex aequo di quello strameritato scudetto…

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