di Giorgio BICOCCHI 

Dovevamo conquistare un punto per la matematica conquista della qualificazione alla prossima Europa League ma quanti errori, quanta approssimazione, quanti passaggi sbagliati, quanta poca Lazio! Una gara sottotono da parte di tutti, senza alcuna eccezione. E anche Tudor, con scelte iniziali errate e una gestione complessiva insufficiente della sfida, ci mette del suo. La Lazio subisce un regresso complessivo. E mica solo perché passa, in un anno, dal secondo al settimo posto. Ma perché ad oggi le prospettive future non sono rosee, tra tanti giocatori che se ne andranno e l’ipotesi di un restyling profondo da attuare…




Primo tempo

– Subito una occasione solare dopo nemmeno due minuti. Splendida l’imbucata centrale di Gila per Hysaj. Che, indeciso se calciare subito o dribblare il portiere, spreca…;

– Sembra comunque il prologo per una Lazio arrembante. Ma la speranza si arenerà di li’ a poco: senza ritmo, senza tigna, senza velocità rumineremo calcio di assoluta noia;

– Solitamente il primo ammonito nelle gare in casa e’ sempre il nostro: stavolta invece tocca a Volpato, il ragazzo con una chioma del Trecento;

– Ballardini e’ in piedi, con pose da cowboy. Se fosse stato inverno avrebbe calcato quel diabolico zuccotto celestino. Per fortuna è quasi giugno e ci viene risparmiato;

– La gara non si accende. Gila – con le sue ormai proverbiali accelerazioni – prova a dare una scossa. Ma combiniamo davvero poco…;

– La cosa più bella alla mezz’ora: Rovella per Pellegrini, sotto la Tevere. Palla per l’accorrente Kamada ma Cragno c’è;

– “Pe’ me solo pe’ quella maja a maniche lunghe quasi a giugno Kamada merita a’ conferma”, ci scrive un amico;

– In tribuna si rumoreggia un po’. La Lazio pare svuotata e senza idee. Guardiamo la panchina e le possibili scelte: li’ – con Felipe, Lazzari, Guendouzi e Ciro – si annida forse la possibile svolta…

Secondo tempo

– Ci si aspetta qualche cambio ma c’è da attendere ancora… Tudor traccheggia mentre la squadra comincia la ripresa nel solito caos;

– Eccoli, i primi cambi. Fuori la cerniera mediana composta da Rovella e Vecino, dentro Felipe e Guendouzi;

– Zaccagni la sblocca con una punizione infida da oltre venti metri. Cragno non perfetto, siamo in vantaggio ma senza appuntarci medaglie;

– Ma mon e’ serata: difendiamo bassi su una punizione calciata sotto la Monte Mario. Una spizzata di Romagnoli mette in gioco Viti che pareggia. Altra dormita su palla aerea…;

– Senza velocità e’ dura pure contro una retrocessa. Ciro – subentrato a venti minuti dalla fine – non supera Cragno. Poi Lauriente sfiora il palo;

– Kafhkiano il finale con una lunga melina per conservare il pareggio. L’Olimpico fischia ma poi piange quando Anderson effettua l’ultimo, romantico giro di campo;

– Chiudiamo a 61 punti. Potevamo fare meglio? Hai voglia. Con Sarri e con Tudor. Scoccia da matti la perdita del primato cittadino, dopo 4 anni. Usciamo dallo stadio e vediamo la sagoma di Eriksson perdersi nelle tenebre dell’Olimpico. Caro Sven, lotta! Come lotteremo ancora noi, dal prossimo 17 agosto. Sperando di ritrovare una Lazio nuova. Soprattutto più forte e motivata.






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