di Giorgio BICOCCHI 

Adam, ma che ti succede quando incroci l’Inter. All’andata, a metà dicembre, il clamoroso retropassaggio a Provedel, che genero’ il vantaggio di Lautaro. E stavolta la dormita facendosi saltare sopra da Dumfries, colosso certo ma con una colpevole autostrada davanti. La Lazio butta altri due punti. “Non bastavano quelli de Monza… i nostri ultimi minuti so’ terribili…”, messaggia un amico. Ormai non andremo in Champions, sicuro, ma la scarsa cattiveria di questa squadra nei momenti topici di ogni match e’ ormai tristemente nota.




Primo tempo

– Come sta Provedel, alla prima da titolare con Tudor? Bene perché dopo due minuti ipnotizza Thuram;

– Noi siamo sul pezzo: il Taty segna ma purtroppo è in fuorigioco. Peccato davvero;

– Pur in una gara soft, iniziata come a passo di danza, Zaccagni prende gia un sacco di botte. “Io c’avrei lividi almeno pe’ na’ settimana…”, ci scrive il solito amico Laziolotto;

– Taty e’ vispo e – di piede – impegna Sommer. “Aho, ma allora questo i piedi ce l’ha…”. Già, stasera non le prende di testa ma di piede…;

– Poi si scalda il duello Di Marco-Provedel. Due bordate di sinistro dell’esterno nerazzurro ma Provedel – davanti all’Uomo Ragno Walter Zenga, presente nel palco – sventa con grande abilità;

– Manovriamo bene. Si stringe un po’ quando la palla arriva dalle parti di Pellegrini, sempre eccessivamente arruffone. Per il resto Mikhiraryan e Calhanoglu sembrano avere la testa alla cena-scudetto successiva alla gara;

– Rovella smista, Vecino e’ frangiflutto. E Kamada? Pare girare a vuoto la poi alla mezz’ora scaglia verso Sommer una palla infida che gira come una trottola. Siamo in vantaggio. Non inmeritatamente;

– Zaccagni poi conclude a lato. Viene colpito da Pavard: a Bergamo, sette giorni fa, Guida concesse ad Abraham un rigore simile. Qui niente…;

– Nel finale della frazione soffriamo un po’. Ma Gila (ormai le sue proiezioni offensive sono un marchio di fabbrica: mica lo prendono…) e Patric fanno buona guardia;

– Sintesi della frazione: un gol annullato, uno buono. Un altro paio di conclusioni. Un fraseggio senza sbavature. Una buona Lazio, insomma. “Ma stamo a metà partita… te pare che questi se rovinano la festa-scudetto”, gracchia il solito amico con l’animo leopardiano, vedendo sempre tutto nero…;

Secondo tempo

– Controlliamo, fraseggiamo. Insomma dieci minuti scorrono senza patemi;

– E in avanti? E’ Vecino a crearsi una occasione. Con la palla che sfiora il palo;

– Poi l’Inter. Con la fiammata tipica delle squadre che non ci stanno a perdere. Provedel salva. Poi nulla potrebbe sulla zuccata di Lautaro che prende in pieno il palo. “Aho, quando la palla e’ per aria nun ce capimo niente…”. Parole sante, amico mio!;

– Tudor butta dentro Luis Alberto (che toccherà pochissimi palloni) e Felipe. Prima ancora ecco Guendouzi. Sono i nostri uomini più forti e la squadra ne dovrebbe giovare. Invece – con loro in campo – prenderemo l’ennesima fregatura della stagione;

– Taty si fa recuperare tre metri da Pavard: cavolo, che lentezza… Poteva essere il gol del raddoppio;

– Poi Felipe commette un fallo ingenuo. Sanchez calcia e Dumfries salta su Marusic, rimasto piantato a terra. E’ il gol del pari. Giusto per il canovaccio del match ma che scoccia tantissimo;

– Finisce così l’ultima trasferta della stagione. L’augurio? Tornare a San Siro il prossimo anno per giocarsi una posizione importante di Campionato. “Seeee, lallero… ringrazia che nun avemo perso…”. Niente da fare, ormai molti Laziali neppure più sanno sognare!






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