di Giorgio BICOCCHI

Non abbiamo bei ricordi degli ultimi due Lazio-Empoli. Nel primo anno di Sarri pareggiammo 3 a 3 dopo essere stati sotto di due reti dopo 10 minuti. La Nord si divertiva a prendere in giro Andreazzoli ma la Lazio andò subito a picco, per fortuna pareggiando nella ripresa. Ma pure nello scorso campionato ecco un’altra fregatura, stavolta più dolorosa: avanti di due gol fummo clamorosamente rimontati nell’ultimo quarto d’ora, complice le solite, enigmatiche metamorfosi della Lazio.




E stavolta come andrà? Va detto subito che l’Empoli ha perso ben 19 delle 35 gare complessive giocate, avendo pure l’attacco meno prolifico della Serie A: appena 26 reti messi a segno. Il problema è che la Lazio non da’ certezze. Mai le ha date da agosto, figuratevi se è in grado di eliminare queste tare a primavera inoltrata… Insomma, massima attenzione con un pericolo in più, ovvero il caldo, già annunciato giocando pure a mezzodì.

Nicola, maestro un miracoli, non schiererà attaccanti di ruolo ma due fantasisti (Niang e Cambiaghi) che avranno il compito di mandare in tilt la nostra difesa. D’altro canto se Djuric – contro di noi – ha messo a segno l’unica doppietta della sua carriera capirete che tutto è possibile…

La speranza è che la squadra, entrando in campo concentrata, non tradisca l’atmosfera che domenica si respirerà all’Olimpico, con la parata degli eroi del ‘74 e uno stadio zeppo di bandiere biancazzurre. Un successo servirebbe a mettere quasi al sicuro il settimo posto e l’accesso al rinnovato format della prossima Europa League. E anche a tranquillizzare un ambiente sempre in preda a fibrillazioni. Se già – dopo appena otto gare ufficiali – cominciamo a mettere in croce Tudor stiamo freschi. D’altronde l’ambiente-Lazio e’ questo: la cornice, spesso, si incrosta e diventa marcia. Come ancora adesso ripete – dalla lontana Gorizia – il Maestro Edy Reja…






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