di Giorgio BICOCCHI

Diciamoci la verità: la vera impresa e’ stata perdere 2 a 0 a Torino contro questa enigmatica Juve. Che, con immane fatica, elimina una Lazio mai doma fino all’ultimo, accedendo in finale di Coppa. Si può’ essere soddisfatti pur essendo stati sfrattati in semifinale? Si. La squadra conferma di essere in crescita, di subire poco, ordinata e compatta. Ecco, se giocassimo con questo ardore fino al 26 maggio sarà complicato per tutti limitarci.

Primo tempo

– Prendiamo in mano le redini del match. Oddio, non vi aspettate un assedio tipo Fort Apache. Però la squadra e’ sul pezzo, tenace sugli anticipi;

– E, su un corner ben calciato, il Taty va in cielo, complice pure una resistenza passiva di Alex Sandro. Perin resta impalato e siamo in vantaggio…;

– Orsato – come da tradizione – lascia giocare. “Aho, avessimo avuto Lazzari e Zaccagni sulle fasce era da ride adesso…”, commenta un tifoso della Monte Mario. In effetti raramente scendiamo sul fondo. Le nostre sono azioni alla mano, stile rugby;

– E la Juve? Eccola. Chiesa per Vlahovic sottoporta. Mandas si ricorda di essere greco e di non avere paura: va giù e salva;

– Poi c’è un colpo di testa (alto) di Bremer. La Juve reagisce, guadagna campo ma la Lazio e’ ordinata e copre bene;

– Tudor non sta fermo. Allegri passeggia col trench aperto. All’Olimpico l’aria e’ friccicarella e la Lazio culla il sogno della rimonta;

– Che potrebbe clamorosamente materializzarsi quando Taty si trova davanti a Perin, sotto la Tevere. Per quanto abile in acrobazia l’argentino denota disagi quando deve concludere di piede. E, in pratica, si mangia il raddoppio;

– “Niente, questo è come Amarildo”, si commenta sugli spalti. Insomma… ad Amarildo vedemmo fare anche bei gol di piede;

– Finisce la frazione. Siamo dentro la gara. Ripensiamo allo sciocco, secondo gol preso all’andata e ci prende il malumore. Pur stando in vantaggio… Ma non basterebbe!;

Secondo tempo

– Ecco Patric al posto di Gila. Due/tre minuti e riecco il Taty. Vince il confronto con Bremer e fulmina Perin sotto la Nord;

– Culliamo il sogno di farcela ma sappiamo che sarà dura. In fondo abbiamo solo pareggiato i conti;

– “Ma come avemo fatto a perde’ cosi nettamente all’andata?”, urla un tifoso che manco si gode la provvisoria parità…;

– Marusic salva sulla linea un gol fatto. Vlahovic strozza un tiro incrociato. La Juve strepita, corre, si danna. Tudor schiera una Lazio pugnace: senza Felipe ma con Vecino;

– Da li’ in avanti Mandas non compirà parate anche se sarà la Juve a tenere di più palla;

– Noi agiamo di rimessa ma non pungiamo più. Luis Alberto non perde una palla ma senza Felipe e Zaccagni e’ dura fare breccia;

– Torna Ciro per un Taty sfrenato, finalmente acclamato dall’Olimpico;

– Supplementari (che pure sarebbero stati meritati)? No, perché Milik – da pochi passi – entra quasi in porta con tutta la palla. Hanno deciso i cambi, l’inerzia della gara e’ stata mutata dal nuovo tridente della Juve;

– Finiamo orgogliosamente all’attacco. Finale inseguita coi denti e sfiorata. La Lazio esce in piedi. Poche ore e sarà subito Verona. “Annata balorda ma sto Tudor j’ha dato già n’impronta…”. Si guadagna l’uscita e si vede il bicchiere mezzo pieno. L’ottimismo del tifoso non ha prezzo

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