di Giorgio BICOCCHI

Cosa fare per non parlare fino a fine maggio di mercato, di partenze, addii, lune storte (Luis Alberto), ritiri estivi che (pure loro…) diventano un guazzabuglio, bilanci, mancanza di sponsor e di ricavi e, per ultimo,… Flaminio? Semplice, vincere a Marassi, battere il Genoa, scavalcare per un paio di notti l’Atalanta, mettere pressione pure a chi sta davanti agli orobici…




E’ questa la strada per prendere ancora di petto il resto del Campionato, non omologandosi a chi (la famigerata cornice marcia di rejana memoria…) vorrebbe la Lazio sull’orlo del precipizio e della contestazione perenne. Chiaro, non sarà facile sbancare Marassi, restituendo peraltro lo sgarbo che i rossoblù ci inflissero alla fine dello scorso agosto, praticamente annunciando la schizzofrenica stagione che abbiamo vissuto.

Qualcuno obietta: ma il Genoa non ha più nulla da chiedere al torneo… Ecco, il pericolo è proprio questo. Pensare (maldestramente) che i rossoblù scendano in campo spensierati, aprendo voragini davanti alle nostre incursioni. Nulla di più sbagliato: un po’ perché Marassi – per costituzione – spingerebbe pure oziosi muli, un po’ perché il Genoa (e il suo coach Gilardino) sono persone serie, poco inclini alle demotivazioni.

Dunque, per tornare a Roma con i tre punti, ridando slancio e senso alle poi restanti cinque gare di Campionato, dovremo disputare una gara senza macchia. Augurandoci che Mandas non venga disorientato dalla pressione del catino di Marassi, che la difesa tenga botta davanti a Retegui e Gudmundsson (due che nella Lazio un po’ più autarchica che si annuncia starebbero piu’ che bene, altrochè…), che i nostri centrocampisti possano togliere fiato e spazio al compassato tandem composto da Badelj e Strootmann (dite a Cataldi di stare in campana se l’olandese dovesse avere una bottiglia di acqua in mano… retaggio di derby passati).
Insomma, la sensazione è che non sarà un tardo pomeriggio facile. La speranza è di un Lazio comunque sul pezzo che, soprattutto dalla cintola in su’, sappia produrre percussioni e occasioni. Come accaduto contro la malcapitata Salernitana una settimana fa.

Poi c’è il capitolo-arbitro, sconosciuto ai più. Ecco, magari abbiamo fatto pietà in questa stagione ma giova sempre ricordare che bastava avere 4 punti in più per lottare concretamente per un posto-Champions. Quei 4 punti allegramente sgraffignati da Prontera, prima a Salerno (da novembre in poi ha diretto solo tre gare in A…) e Di Bello, poi (tornato in campo in un Catanzaro-Como, dopo gli scempi messi in atto in Lazio-Milan, puntualmente ri-commettendo errori…). Campionato in salita per colpa nostra, d’accordo, ma guai dimenticare quanti orrori arbitrali abbiamo subito…






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