di Giorgio BICOCCHI

“Ma nun potevamo gioca’ co’ st’attenzione, sta tigna?”.  Un amico ci manda un messaggio mentre la Lazio ancora sta festeggiando sotto la Nord. Quesito legittimo, risposta difficile. Semplice affermare che forse alla Lazio serviva un “risultatista”, uno che abbinasse praticità ed equilibrio. L’avvento di Tudor e’ col botto: la Lazio merita il successo e si riaffaccia tra le prime 7 della classifica. Qualche dubbio al momento della formazione, poi evaporati davanti ad una Lazio solida. Sono i cambi in corsa a cambiare l’inerzia del match e a condannare la Juve ad un ennesimo schiaffo…




Primo tempo

– Il rebus e’ risolto: difendiamo a 4 mentre, quando ci distendiamo in attacco, ci predisponiamo a 3. Modulo complesso ma l’avvio e’ incoraggiante;

– Taty, cavolo. L’argentino conferma di cavarsela meglio con la testa che coi piedi: da dentro l’area calcia fuori;

– E poi si ripete dopo bello scambio in velocità con Felipe: qui centra l’esterno della rete ;

– Kamada tocca più palloni di quanti ne abbia accarezzati nella gestione-Sarri. Pedro sembra invece un pesce fuor d’acqua. Ma e’ una buona Lazio;

– E la Juve? Ci controlla, non si scopre. De Sciglio e’ l’anello debole. Spesso lo passiamo ma poi ci sono i tre centraloni. E li’ iniziano i nostri guai;

– Felipe impegna da fuori area. Pedro quasi si guadagna un rigore: Juve arruffona, a volte rinunciataria;

– Gila arrembante sotto la Tevere in veste di terzino sinistro. E la tribuna si lancia in un “Mario, Mario!” da Anni Settanta;

– Mandas e Kamada: dialogo in quale lingua? Eppure accade…;

– Il nostro portiere smorza un tiro maligno di Chiesa. E poi ne blocca un altro;

– Caliamo verso la fine della frazione. Quasi un segnale per Tudor: inserira’ Vecino e Guendouzi nella ripresa? Forse anche Ciro meriterebbe spazio. Perché Taty, con la palla a terra, stenta a inquadrare la porta, vecchio difetto…;

Secondo tempo

– Allegri esclude subito De Sciglio e inserisce il vispo Iling Junior. E anche Miretti lascia il posto McKennie. Insomma, ci aspetta una Juve diversa e più forte;

– E il primo quarto d’ora e’ di marca bianconera. Mandas salva su Cambiaso ma dietro non ci troviamo come nel primo tempo;

– “Eccalla’, semo cotti”, si commenta in tribuna. Per fortuna sarà solo un segnale che evaporerà;

– Combattiamo in mezzo al campo. Poi Tudor cambia ancora modulo schierando tre incursori alle spalle di Immobile;

– La Juve perde smalto. Allegri cambia ma non riceve impulsi. “Ma questi vanno in Champions al posto nostro?”, chiede un amico. E, in effetti, vedendo questa Juve balbettante il dubbio si alimenta ;

– Ciro inventa – sotto la Tevere – e Marusic impatta. Purtroppo sul corpo di McKennie;

– Ma i cambi rigenerano la squadra che si riversa in attacco con audacia. E’ Guendouzi a suonare la carica;

– Immobile si prende un giallo ma spingiamo, eccome. Guendouzi scodella in mezzo. Adam – che già aveva segnato in settimana con il suo Montenegro – impatta alla grande. E’ il gol della vittoria, della liberazione;

– Torniamo a vincere all’Olimpico dopo due mesi e mezzo abbondanti. La Lazio si ritrova e piazza nuovamente la testa avanti. Martedì altro atto. Con tanti interpreti – da ambo le parti – che inizieranno la sfida di Coppa dal primo minuto;

– “Mo e’ da ride martedì… vuoi vede’ che je rifamo la sorpresa? Intanto me compro er bijetto del derby…”, arringa un tifoso, guadagnando l’uscita. Potenza di una vittoria che sa di risalita…






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