di Giorgio BICOCCHI 

Quante volte – nei due anni e mezzo di Sarri – abbiamo chiesto che, in corso d’opera o prima di una gara infida, il classico 4-3-3 fosse sostituito da un modulo più conservativo, meno spregiudicato. Ecco, ora che Tudor presenterà contro la Juve un nuovo assetto, un po’ di timore lo abbiamo: la squadra sarà stata in grado di assorbire e recepire in fretta i nuovi dettami?




L’avversario non è agevole. E il dato (una vittoria nelle ultime 8 gare…) spaventa alquanto perché la Juve resta la Juve, pur con una rosa non assortita completamente e un cammino spesso balbettante.

Alla Lazio – che non vince in casa da due mesi e mezzo, sic…- si chiede essenzialmente entusiasmo, credendo di più in se’ stessa, sacrificandosi molto e agendo in verticale, abbandonando quel tiki-taka all’amatriciana che, fino all’ultima gestione-Sarri, mica ha funzionato.

In questa vigilia ci sono state pochissime anticipazioni sulla formazione. Le certezze sono poche: Mandas, in porta, il nuovo trio in difesa, Guendouzi davanti alla retroguardia, Luis Alberto e Zaccagni dietro l’unica punta. Per il resto e’ tutto un quiz. Ed e’ giusto che Tudor – nel suo primo impegno – non abbia voluto concedere vantaggi ad Allegri.

Il problema sarà trovare il ritmo giusto perché solo forzando le giocate e non concedersi ad un fraseggio lento e sterile, sarà possibile mettere in difficoltà la batteria difensiva della Juve, zeppa di muscoli e centimetri.

Noi, da parte nostra, dovremo limitare Chiesa e Kean (che lo scorso anno ci fece doppietta…) e marcare stretto Rabiot perché il francese resta l’ago della bilancia della stagione bianconera.

A fine gara – aspettando la prima sfida di Coppa Italia – sapremo probabilmente se gli ultimi impegni di Campionato varranno solo per le statistiche o se, al contrario, la Lazio sarà tornata prepotentemente in lizza per una posizione europea. Il pallone e’ strano e imprevedibile. Dopo le ultime delusioni chissà che il vento non stia davvero per cambiare…






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