di Giorgio BICOCCHI

Inquietudini prima di salire sul Frecciarossa per Salerno? Eh, un po’… Saremo rabberciati, innanzitutto, perché Luis Alberto è squalificato e Vecino tornerà solo con il Cagliari.




Tutta da verificare, dunque, una Lazio senza il suo direttore d’orchestra – il Mago – quello che mai ha mancato una sfida da agosto ad oggi. Poi non ci sarà Zaccagni: o meglio, sarà convocato ma siederà solo in panchina. Aggiungete che pure Casale sarà out, che Romagnoli stringerà i denti ma pure lui non è al massimo, che Kamada e Guendouzi giocheranno per la prima volta insieme in stagione, con il rischio, talvolta, di non capirsi in campo… Dunque pure i cambi in corsa saranno, per forza di cose, limitati.

A tutto questo aggiungete la voglia matta di una Salernitana ancora a secco di vittorie ma che sarà spinta da oltre 20.000 tifosi (merito di prezzi scontati per gli Under e per il lancio di mini-abbonamenti). Insomma, le insidie abbondano. Certo, dopo aver a lungo implorato un segmento di calendario più abbordabile dopo le asperità dell’avvio, sarebbe delittuoso non approfittarne. Mica solo all’Arechi ma pure nelle successive sfide in cui – Inter a parte – fino a metà gennaio incroceremo pericolanti o quasi.

Sarri ha studiato parecchio i prossimi avversari. Avrà certamente annotato che i granata (a proposito, mancherà il portiere Ochoa ma mica è detto che il secondo, il francese Costil, sia scadente: noi, peraltro, con i “dodicesimi” avversari davanti abbiamo spesso e volentieri, nella nostra storia, sudato da morire…) soffrono maledettamente in difesa (24 reti incassate), che i laterali spingono molto ma poi raramente stringono le maglie insieme a due centrali di difesa. Insomma, il gruppo sembra vulnerabile e, fuori dal campo, si avverte pure qualche scricchiolio con la figura del diesse De Sanctis mica tanto salda…

Certo, siamo superiori in tutte le zone del campo: sarà però fondamentale entrare in campo con la giusta tigna, aggredendo i rivali, senza dargli corda, soprattutto senza dargli la sensazione di una Lazio svagata e priva di mordente. Insomma, facendo un esempio calzante, andrebbero replicati i primi tempi giocati contro Sassuolo e Atalanta, forse i migliori sin qui di questa – finora – balbettante stagione. Occhio a Dia, ovvio, ma pure a Candreva, Mazzocchi, Bradaric, capaci di dare velocità ed estro alle azioni.

C’è poi un’altra componente scabrosa da schivare: entrare in campo avendo magari già la mente all’impegno di martedì con il Celtic. Ecco, sarebbe un errore macroscopico. Una partita alla volta, il calendario ci strizza l’occhio ma dobbiamo essere cinici e non denotare cali di concentrazione.






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