di Giorgio BICOCCHI

Da fine luglio – da quando è stato ufficializzato il calendario – un po’ tutti ripetiamo come un mantra: “eh ma poi, da metà novembre a metà gennaio, tranne che con l’Inter, possiamo vincerle tutte…”.

Ecco, la domanda che ci frulla in testa da venerdì sera e’ questa: siamo sicuri che una Lazio così spenta, con schemi di attacco semplici e mai variati, pure distratta in difesa, sia in grado di compiere un quasi percorso netto, riportandosi nelle primissime posizioni della classifica? Già perché attualmente sembra molto semplice – per chiunque – limitare o, peggio ancora, annullare il nostro repertorio. Da fuori area non calciamo, i nostri quattro laterali bassi sono timidi e/o arruffoni, non arricchendo l’azione offensiva, gli esterni alti non segnano. Idem Ciro e pure Castellanos che, ormai lo abbiamo intuito, e’ attaccante al massimo da sette/otto gol stagionali. Aggiungete che mai siamo pericolosi sugli angoli, punizioni dal limite non le conquistiamo e che segnare di testa e’ praticamente vietato perché non abbiamo schemi che privilegino lo spiovente da fondo campo. Insomma, miscelando i difetti di oggi che ci relegano in una anonima posizione di classifica, siamo proprio sicuri che – da dopo il derby, dal viaggio a Salerno fino alla gara interna col Lecce di metà gennaio – questa squadra così zeppa di problemi sia in grado di vincere contro le “piccole”, sommando punti su punti?
Il dubbio e’ legittimo e ci assilla perché attualmente – per qualsiasi avversario, almeno organizzato – sembra davvero facile annacquare le nostre azioni, a volte scolastiche e pure sorrette da scarso furore.

Certo, il finale del girone di andata e l’inizio di quello di ritorno (ad eccezione della sfida contro l’Inter del 17 dicembre) parrebbero strizzarci l’occhio, alimentando velleità di risalita. Ma ci vorrà un’altra Lazio, più veloce di pensiero e meno sterile e compassata, per venirne a capo. Altrimenti basterà un Andreazzoli o un Cioffi qualsiasi per certificare una crisi profonda e forse irrisolvibile…

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