di Arianna MICHETTONI (foto © Antonio FRAIOLI)

Le pagelle biancazzurre della sconfitta della Lazio a Bologna.

Provedel – 6: Nulla può sul tiro centrale, potente e perentorio, del vantaggio di Ferguson. Vittima incolpevole di una difesa tanto veloce in fase esecutiva quanto lenta in fase preparatoria. Impegnato, nel resto di gara, quel poco che basta a distinguersi dal nulla.
Lazzari – 5.5: Infaticabile sulla fascia, che percorre con forsennata insistenza. Insiste pure negli scambi con Felipe Anderson, per neutralizzare sì il tentativo avversario di contenere entrambi, ma penalizzando la lucidità e la freschezza di gioco del compagno. Di corsa fa tutto bene, potrebbe far meglio di appoggio e di cross.
Patric – 6: Nonostante tutto, il perno difensivo di cui la Lazio non sapeva di avere bisogno. Il pezzo mancante di un reparto che per novanta minuti può fare affidamento su un difensore capace nell’affrontare il singolo e nell’anticipare i movimenti del Bologna. Consapevolezza (ri)trovata al servizio di una squadra tutta colpevole sul gol di Ferguson.
Romagnoli – 5.5: Ruolo e gioco difensivo meno bello e vistoso degli altri di reparto, ma comunque efficace. Se infondesse nei suoi movimenti la stessa grinta con cui toglie e spazza i palloni dai piedi avversari, sarebbe insuperabile. E invece superabile lo è, e tanto basta a mettere nei guai la squadra.
Marusic – 6: Netta ripresa nei primi 45’ minuti giocati. Una buona prestazione interrotta da un cambio forzato, che priva la Lazio di forza fisica e ottima fase di spinta. (Dal 48’ Pellegrini – 5.5: La deviazione sulla pericolosissima punizione battuta da Orsolini salva la sua gara. Encomiabile il tentativo di infondere ai suoi grinta e esigenza di recuperare il risultato, da dimenticare la voglia di dare l’esempio con tiri improbabili)
Guendouzi – 5.5: Poco pulito nei movimenti, nonostante atteggiamento e movenze ne evidenzino un agio sempre crescente nei meccanismi laziali. Deve migliorare automatismi e seguire soprattutto i compagni di reparto, da cui spesso – colpevolmente – si svincola. Il rovescio della medaglia sta proprio nel non offrire punti di riferimento agli avversari. (Dall’80 – Kamada: SV)
Rovella – 6: Lo svantaggio si traduce in un aumento del suo carico di lavoro: va a coprire la linea difensiva consentendo alla Lazio maggiore sicurezza nella spasmodica ricerca del gol. Buoni gli inserimenti e le interdizioni, poco può fare contro il pressing avversario se non continuare nei tentativi di far girare palla per aprire gli spazi.
Luis Alberto – 5.5: Prestazione sottotono, macchiata da un cartellino giallo non adatto ai deboli di cuore. Spreca quasi ogni occasione da calcio piazzato, ostinandosi nella ricerca di effetto sul tiro. Fa fatica ad accettare che, a volte, il semplice è più bello e risolutivo del difficile. Amante del pathos, finisce nel caos.
Felipe Anderson – 5.5: Esaurisce la sua carica perché stancato, sfiancato dal lavoro di assistenza ai compagni. Una generosità che opacizza il suo talento calcistico, riducendo drasticamente la qualità delle costruzioni offensive e il numero di palloni giocabili in area. Il genio (secondo Sarri) c’è, manca la sregolatezza. (Dall’80 – Isaksen: SV)
Castellanos – 5.5: È una fase calante di difficile interpretazione. Non che siano in discussione le doti tecniche, che pure stasera ha mostrato – e dimostrato. Purtroppo per lui, però, il ruolo dell’attaccante si riduce in un unico, perentorio dovere: fare gol. O, almeno, tentare di fare gol. E allora si notano le movenze non da bomber puro, da animale di area di rigore avversaria. E torna quel dualismo da pagine del destino, quel cosa sarebbe stato se. (Dal 58’ Immobile – 5.5: Entra per rispondere al “cosa sarebbe stato se” ed esclamare il suo niente. Nulla cambia col suo ingresso, peggiorato da un errore di lettura su una palla che aveva lui, da solo, in area avversaria – e che lascia scivolare via, oltre la linea di fondo.)
Pedro – 5.5: Non adatto alle partenze dal primo minuto, ineluttabilità dell’invecchiamento calcistico – seppur difficile da accettare. Perde di efficacia e di esplosività se costretto ad affrontare la freschezza degli avversari, ancor di più in una partita che, soprattutto nel primo tempo, ha avuto ritmi alti e momenti di grande intensità. (Dal 58’ Zaccagni – 6: Il suo ingresso ha coinciso col migliore momento offensivo della Lazio, pur condizionato da una ricerca totalizzante del pareggio. Porta nuova forza, nuove idee e maggiore corsa – o almeno ci prova, e nulla può quando viene lasciato solo.)
All. Sarri – 5: L’incapacità di cambiare tutto si riflette nella sconfitta del non cambiare niente. Così la Lazio perde e quel che perde non è solo la partita, ma l’occasione di conservare morale e forza per la sfida di martedì. Un eterno rimandare la stabilità, la solidità di una squadra che non può reggere il bilico, ma ha bisogno di equilibrio.

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