di Claudio CHIARINI

Più che della bella, importante e meritata vittoria della Lazio con l’Atalanta, voglio affrontare i fatti scabrosi e preoccupanti che si stanno verificando sempre più frequentemente in questo campionato.




Non voglio e non posso dire se si tratti di una questione di incapacità, di qualcos’altro di ben più grave, o di una venefica combinazione dei due elementi, fatto sta che sui campi di Serie A si continuano a perpetrare orrori arbitrali talmente marchiani, che a giustificarli con la sola incapacità si rischia di fare la figura dei beoti.

Mi riferisco ad alcuni episodi in particolare. In primis al gol della vittoria per 1-0 del Milan a Genova, convalidato dal poliedrico Piccinini e dai suoi ineffabili colleghi al var, malgrado un clamoroso, evidentissimo, stop del pallone con il braccio da parte di Pulisic prima di insaccare il pallone della vittoria milanista.

Ma questo non è l’unico episodio scandaloso, perché ricalca perfettamente per assurdità e gravità il gol dell’1-0 di Juventus-Lazio, anche questo evidentemente da annullare da parte dell’astuto Maresca perché il pallone era abbondantemente uscito dal campo sul controllo di Mckennie, che ha poi servito Chiesa autore dell’assist vincente a Vlahovic.

In entrambi casi, di facile lettura e risoluzione persino in diretta e ad occhio nudo, la revisione del var ha voluto avallare i grossolani errori degli arbitri sul campo. Ma non è finita qui. A questi due episodi eclatanti al limite dell’assurdo, e per di più accaduti in serie, se ne aggiungono diversi altri, forse meno palesi perché, per lo meno, passibili di possibilità interpretazione, al contrario dei primi due citati che sono palesemente e senza ombra di dubbio oggettivi.

Solo per citarne un paio, di mio particolare interesse, mi vengono in mente il clamoroso rigore non concesso sullo 0-1 dal perspicace Marinelli a Zaccagni in Lazio-Genoa.
E a questo episodio aggancio quello accaduto in Lazio-Torino, con l’acuto Fabbri che sull’2-0 per i biancazzurri sembrava non aspettasse altro che fischiare il rigore in area laziale. E così ha fatto alla prima occasione utile e senza pensarci due volte, su di un presunto fallo di mano in area di Hysaj. Tuttavia il var, suo malgrado, non ha potuto esimersi di rilevare che il fallo di mano era presente solo nella pervicace immaginazione dell’arbitro, ma, purtroppo per lui, non nella realtà…

Ecco che allora diventa ancor più evidente il fatto, già palese, che il calcio italiano si ritrova davvero in balia di una categoria in preda a delirio di onnipotenza, ma sostanzialmente in totale sbando. Come mai, con decine di telecamere a disposizione, tutte le immagini che inchiodano gli arbitri di fronte ai loro grossolani e ridicoli (per non poter dire altro) errori non vengono mai inserite nelle sintesi delle partite? Tali immagini, che pure esistono e alla lunga, come molte verità, vengono a galla, sono però sempre censurate dai media, ignorate dal carrozzone dai commentatori appecoronati, considerate come qualcosa di pericoloso e sovversivo. Ovvio: la verità è pericolosa e sovversiva.

A voler spiegarlo, il meccanismo, il giochetto, è semplice: si può decidere di aiutare certe squadre ed affossarne altre. I mezzi per farlo sono lì, a disposizione. A parte i metodi tradizionali, come i due pesi e le due misure nel fischiare i falli e nel distribuire ammonizioni ed espulsioni, se si vuole aiutare una squadra basta fischiare laqualunque nell’area di rigore avversaria e, prima o poi, il var avallerà un rigoretto a favore della squadra da aiutare.
Al contrario, se si vuole penalizzare una squadra, si evita di fischiare persino i rigori evidentissimi a suo favore, questo però solo quando il risultato della gara è ancora in bilico, e il var lascerà correre… Se invece la partita è già più o meno chiusa il rigore per la squadra da affossare si fischia tranquillamente, anche allo scopo di riequilibrare i numeri e le statistiche.

Parallelamente, alla squadra da affossare si fischiano contro anche piccoli o innocenti contatti nella propria area, con la speranza che il var rilevi i minimi estremi per concedere il calcio di rigore… In conclusione, non potendo dire di più, decido di affidarmi a un famoso adagio che realisticamente recita: “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.






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