di Giorgio BICOCCHI

“So’ rimasti tutti belli”, confessa la tifosa di mezza età al marito, assiepati entrambi in Tribuna Monte Mario. E, in effetti, a vederli dall’alto, nonostante qualche chiletto di troppo qua e là, sono rimasti tutti belli. E’ questo ciò che riserva il destino agli immortali. Come gli eroi greci restano ammantati di luce.




Alzi la mano chi non si è emozionato quando Senad e’ entrato sul prato dell’Olimpico, toccando la Coppa della gloria? E Sergione Floccari? Lo avete visto? Sempre in forma smagliante. Come Bubu’ Konko che, con quegli occhiali scuri, sembrava un agente speciale dell’FBI. Candreva pareva non essersene mai andato (nonostante quest’anno ci abbia pure segnato): acclamato come quando sprintava sotto la Tevere!
E Miro? Leggermente ingrassato, deluso per non essere riuscito a sfondare da tecnico dell’Altach ma con gli occhi sempre vispi e curiosi mentre scrutava l’Olimpico in festa. Il solito fascio di nervi Biava, uno che deve ancora adesso fare la dieta da atleta. Capelli da “poeta scapigliato” per Marchetti. Cana abita a Roma, ha sposato una romana e ha il cuore diviso tra Lazio e Marsiglia. Capitan Mauri e’ sempre lo stesso: quasi potrebbe giocare ancora. Bello rivedere Bizzarri, uno che gioco’ pure col Real, mica quisquilie. E, ovviamente, Ledesma, un altro che meriterebbe un ruolo in società per la Lazialita’ che veicola.
Kozak ci ha ricordato quante gare – sotto la gestione Reja – risolse con una zuccata o un gol di rapina. E Hernanes – nonostante qualche screzio con la tifoseria, soprattutto dopo la doppietta che ci segno’ con l’Inter – ha fatto nuovamente pace con la gente. Perché poi la Lazio e’ questa: magari ci litighi ma poi una parte di cuore resta qui.

Lulic aveva accolto la nidiata al Circolo Canottieri Lazio per un pranzo e decine di foto. Verso le 16,30 il gruppo si è mosso verso l’Olimpico, dribblando migliaia di persone e bandiere al vento. Si sono infilati la maglia del decennale e sono entrati in campo. E tutti – davvero tutti – siamo tornati indietro di dieci anni e a quella notte. Quando la storia del calcio della Capitale scelse la squadra più antica e più nobile. Potevamo non vincere con un gruppo così a sostenerci, riprendendoci il secondo posto e pure l’accesso alle semifinali della Supercoppa Italiana? Macché. Ha sintetizzato tutto Christian Brocchi, sudato come se avesse corso per quattro, come faceva da giocatore. “La Lazio ti entra dentro e finisci per non dimenticare niente e nessuno”.
Ecco perché la parata degli eroi del 26 maggio e’ filata dritta al cuore. Come quando rivedi una donna che ti ha tolto il respiro…






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