di Giorgio BICOCCHI (foto © Antonio FRAIOLI)

Avete presente quel camminatore non allenato che, un giorno, di buon’ora, decide di provare un sentiero alpino ritrovandosi sudato e sfatto al ritorno? Ecco, e’ la stessa sensazione che abbiamo provato uscendo dall’Olimpico. Perché hai voglia a dire che il Sassuolo in fondo ha creato poco in quella convulsa ripresa ma ha tenuto palla, eccome, alimentando i timori di tutti i Laziali che ormai vedono spettri dappertutto… Alla fine c’è stato il ritorno alla vittoria e a 64 punti la vita sembra più bella anche se l’inflazione galoppa…




Primo tempo

– Rasoiata di Felipe, botta di Marcos Antonio: iniziamo a passo di carica ed e’ un buon auspicio;

– Segnamo con Ciro su assist di Vecino al termine di una azione alla mano, stile rugby. Irrati prima convalida ma poi la sala Var di Lissone scopre un fuorigioco di Immobile ad inizio azione. Un gol annullato con il lanternino…;

– Finalmente passiamo, com’era giusto che fosse: Marcos Antonio scodella un assist al bacio per Felipe. E’ il suo controllo che fa la differenza. Avete presente i funamboli della spiaggia di Copacabana? Felipe addomestica e poi batte Consigli;

– Sarabanda-Lazio: ancora Zaccagni, a lato. Meriteremmo ampiamente il bis. Ma come spesso accade la gara cambia. Anche perché il Sassuolo, mentalmente, si riprende la gara;

– Nonostante le piccole leve Marcos Antonio disputa 25 minuti ad altissimo livello. Anche contrastando…;

– Neroverdi pericolosi con Henrique. Irrati sventola cartellini gialli. Noi ci acquietiamo. E in tribuna inizia a serpeggiare il timore;

– La nostra corsia di destra si ridesta con una percussione di Lazzari, arrivato poi senza forze davanti a Consigli;

– Si fa male Vecino ed e’ gia emergenza-centrocampisti in vista di Milano…;

– E rischiamo grosso quando, nel recupero, Frattesi stampa sulla traversa un tiro violentissimo. Con la palla che finisce fuori, sotto la Tevere, a buoni quaranta metri dalla porta;

– Sintesi della frazione: Lazio divina per metà tempo. Poi ci siamo abbassati e abbiamo rischiato. Il braccino del tennista? La paura di non farcela? Ecco, scacciamo la paura perché i tre punti sono vitali…

Secondo tempo

– Saranno trenta minuti in trincea. Non che Provedel sia chiamato a interventi prodigiosi ma il piglio del Sassuolo si nota e la Lazio arretra;

– Patric e Casale orchestrano la linea difensiva ma e’ in mezzo al campo che soffriamo;

– Sergey, aiutaci! Milinkovic fatica a trovare la posizione e mai sarà incisivo;

– Il Sassuolo ci prova dalla distanza, mai dai 16 metri;

– Che colpi e che agganci volanti Berardi! Ti credo che Sarri lo vorrebbe! Pensate che esterni che avremmo: lui, Felipe e Berardi: roba da 40 gol in tre;

– Non ripartiamo quasi più, Sarri capisce le ambasce. Non cambia modulo ma gli interpreti. E Hysaj, ad esempio, sarà un bel frangiflutto;

– Quando una palla spiazzata quasi accarezza il palo alla sinistra di Provedel e’ come se allo stadio fosse transitata la Mano Nera. Un brivido sulla schiena…;

– Ma il finale della gara rincuora. Pedro corre, Felipe inventa, Zaccagni fa ammonire mezzo Sassuolo. E Basic fa legna;

– E proprio nel minuti di recupero, su assist di Zaccagni, Basic segna il primo gol in Campionato con la Lazio. E fa quasi tenerezza andando a festeggiare, da solo, sotto i Distinti Sud…;

– Finisce così: con la porta nuovamente immacolata, tre punti al platino in classifica e le quarte staccate di sei lunghezze. A 5 gare dal termine e’ come avere due partite di vantaggio. Non e’ male. Sempre con i Ghersini permettendo…






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