di Giorgio BICOCCHI

Può un tiro sbagliato – scagliato in curva anziché in porta – aver orientato una sconfitta? No, certo. Ma l’arrabbiatura resta. Perché se Toma Basic avesse centrato la porta al termine di un contropiede a rimorchio e magari segnato, la Lazio si sarebbe portata sul 2 a 0 e poi hai voglia a far entrare Di Francesco per rivitalizzare il Lecce…

Ovvio che l’inizio di questo approfondimento sia una provocazione. La Lazio, imbelle e incerta – come è stata dal trentesimo al novantasettesimo minuto – avrebbe probabilmente inciampato anche se Basic avesse segnato. Ma il tema è un altro: possibile che il centrocampista croato non riesca ancora ad incidere? Possibile che regali prestazioni sempre contraddittorie? Dicono: eh, ma gioca poco… Uno con la sua muscolatura dovrebbe almeno giocare cinque o sei gare di fila per essere giudicato compiutamente. Perché poi la cosa strana è proprio questa: dopo un anno e mezzo non siamo ancora in grado di dare un giudizio – non ondivago – su di lui.

Accertato che non sia un play-maker, Basic è usato a destra o a sinistra. Ma raramente ci ha rapito l’occhio. Bravo in progressione, certo, anche negli inserimenti. Ma se un centrocampista sa inserirsi, crearsi spazi invitanti e poi fallire il tiro, a che serve? 

Cosa augurarsi allora? Che il 2023 renda finalmente Basic vera alternativa. Ad oggi non lo è, pur essendo stato pagato parecchio – due estati fa – dal Bordeaux. Sarri, più volte, ne ha tessuto le lodi. Certo, pensare di escludere Luis Alberto – pur con tutte le sue attuali titubanze, fisiche e psicologiche – per dargli fiducia, sembra oggi un vero azzardo. A meno che il buon Toma esca dal letargo, finalmente. In questi casi la frase classica è: “gli servirebbe un gol sbloccarsi…”. Ecco, a Lecce l’occasione l’ha avuta, puntualmente gettata alle ortiche. E chissà se, avanti 2 a 0, pur con quella ripresa a testa china, avremmo incassato la prima fregatura del nuovo anno…

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