di Giorgio BICOCCHI

“Il derby ti entra nell’anima”. In queste scarne ma intense parole c’è tutta la metamorfosi di Maurizio Sarri, il tecnico integralista che, fino alle ultime due stracittadine ne aveva quasi annacquato l’importanza ma che da domenica scorsa ne è diventato schiavo.




Inutile girarci attorno: se Sergej doveva entrare dopo 63 minuti per rincorrere la vittoria, in una atmosfera già complessa, per poi rimediare una sia pur farlocca ammonizione, non era meglio schierarlo dal primo minuto, aiutando così la Lazio a prendere da subito la retta via?

Così, inchinandoci al fascino malato del derby di questa città, lo abbiamo perso per due gare, smarrendo nello stesso tempo i 3 punti contro la Salernitana e chissà se altri nella stracittadina.

Roma, città malsana a livello calcistico. Che può cambiare le tue linee d’orizzonte, sollevare dubbi, farti cadere nella tentazione della omologazione. Si erano omologati i tifosi – chiedendo al Mister di non far scendere in campo il diffidato Sergej al cospetto di Manganiello – e a loro si è accodato Sarri. Come se l’uomo che aveva disputato la Premier – schivando l’insidia della decina di derby metropolitani della City – si fosse arreso (vivendo a Roma da appena 15 mesi) alla follia della nostra stracittadina, che toglie il respiro ai tifosi ma che dovrebbe invece essere immune ai grandi strateghi del calcio.

Invece Sarri ha mostrato tutte le debolezze dell’animo umano, che sa percepire I disagi del suo popolo (erano una marea i Laziali che non volevano Milinkovic in campo per tutti i 90’…) e che ha scelto una via di mezzo, sperando che pagasse.

Una strategia che – come maledettamente sappiamo – non ha pagato e che purtroppo ora il Mister porterà sulla sua pelle se il prossimo derby non regalerà punti. C’è una soluzione, fermo restando che per tutti sarebbe stata scelta complicata: vincere a Rotterdam, arrivare primi nel girone di Europa League e dedicarsi, da venerdì mattina, a caricare chi giocherà domenica 6 alle 18. In fondo abbiamo anche vinto derby, in apparenza ingiocabili, con Talamonti e i gemelli Filippini…






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