di Giorgio BICOCCHI

Nel corso della stessa partita Matias Vecino e’ stato corridore instancabile (12.885 km percorsi), goleador (la zuccata con la quale ha sbloccato il risultato ha ricordato, ahinoi, quella che ci privo’, nel 2018, della Champions) e frangiflutti.




Che acquisto, Matias! Nonostante ci fosse qualcuno che, nella nostra amabile città, pur essendo della stessa sponda, aveva smontato la valenza del suo ingaggio al grido di “… e se era buono l’Inter lo faceva andare via?”. Ecco, pur essendo arrivato per ultimo in gruppo, Vecino e’ attuale uomo-ovunque. Perché è alto come una branda (e in uno stadio a misura di calcio come il “Franchi” la sua statura si è notata), corre, contrasta e spinge, sa segnare e aprire il gioco. Sarà uno dei due giocatori – insieme a Sergej – che rappresenteranno la Lazio al Mondiale, Vecino. Che, alla luce delle prestazioni offerte da titolare contro Inter, Feyenoord e Fiorentina (guarda caso coincise con tre squilli di tromba), dimostra che anche a 31 anni, per saggezza e mestiere, si può diventare decisivi.

Lo ha aiutato aver già giocato con Sarri, ad Empoli, eccome. Ma poi è stato assoluto merito suo calarsi con disinvoltura in uno spogliatoio dove non mancano personalità spiccate. D’ora in poi sarà la mezz’ala titolare della Lazio? La sensazione è che Sarri abbia il suo schema: Matias in campo dal primo minuto contro avversarie più forti e solide, Luis Alberto invece titolare al cospetto di rivali di medio-piccolo cabotaggio. Averle avute anni fa queste soluzioni…






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